Numerose le segnalazioni che in questi giorni stanno arrivando agli uffici di Coldiretti Rieti in merito ai danni subiti dagli agricoltori a causa della presenza dei cinghiali, che solo nella Piana hanno devastato un intero campo di mais appena seminati. Ingenti i danni in fase di quantificazione. Cresce la preoccupazione da un lato delle aziende agricole per i danneggiamenti subiti ai raccolti, dall’altro delle aziende suinicole, che temono una possibile diffusione della peste suina. La richiesta della federazione provinciale è quella di procedere all’abbattimento degli ungulati attraverso il coinvolgimento degli Atc, l’ambito territoriale di caccia e le aree parco, generando un coordinamento tra loro.
“La situazione ormai è insostenibile e fuori controllo – spiega il presidente di Coldiretti Rieti, Alan Risolo – gli agricoltori sono già gravati da innumerevoli problemi, che vanno dall’aumento dei costi delle materie prime alle ripercussioni del conflitto in Ucraina, fino all’emergenza Covid, dalla quale ne sono usciti distrutti. Come se tutto questo non bastasse, devono costantemente fare i conti anche con i danni causati causati da branchi dei cinghiali, che puntualmente invadono i nostri campi”.
Sono già numerose le aziende, che dopo anni sono state costrette a cambiare tipo di coltivazione e riconvertire i loro terreni. Le realtà presenti nella Piana reatina, poi, sono state ulteriormente penalizzate anche dai danni causati dall’allagamento che si è verificato lo scorso anno.
“Appare inevitabile e urgente – dice il direttore di Coldiretti Rieti, Giuseppe Casu – procedere con la riduzione numerica dei cinghiali attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 con l’articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. E’ fondamentale in questo momento, anche alla luce di una possibile diffusione della peste suina in altre aree della nostra regione, procedere con il depopolamento. Una richiesta, la nostra, che riguarda anche le aree protette e a tal proposito è opportuno che si crei un coordinamento tra Atc e aree parco”.
Un rischio, quello di una eventuale diffusione del contagio della peste suina, che metterebbe in pericolo le aziende suinicole reatine, dove sono presenti 376 allevamenti con circa 5 mila capi. La seconda provincia nel Lazio, dopo Frosinone, in ordine di importanza per numerosità aziendale, è proprio la provincia di Rieti.
“Si tratta prevalentemente di piccoli allevamenti suincoli di maiale nero reatino – prosegue Risolo – stiamo parlando di una vera eccellenza, con razze autoctone che consentono di realizzare dei prodotti di pregio e rappresentano una distintività per il nostro territorio, che non possiamo permetterci di perdere. Quello di una possibile diffusione della peste suina africana è un rischio concreto. Un problema che già in passato abbiamo opportunamente segnalato e che metterebbe seriamente a rischio le nostre aziende e i loro prodotti di alta qualità. Questo avrebbe delle ripercussioni devastanti anche a livello economico e sulle esportazioni, con la conseguente sfiducia dei consumatori”.
Un settore quello suinicolo che solo nel Lazio fa registrare un giro di affari di oltre 800 milioni di euro ed è stato uno dei più colpiti dalla crisi economica determinata dalla pandemia, che ha causato il crollo delle vendite dei prosciutti stagionati e indotto i prosciuttifici a rallentare, in alcuni casi interrompere, l’approvvigionamento settimanale di cosce.
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