(r.l.) Le parole di Antonio Cicchetti al comizio di chiusura della presentazione della lista di Fratelli d’Italia a sostegno del candidato del centrodestra alle Comunali, hanno avuto una eco nazionale. Quel “Boia chi molla” alla fine dell’evento elettorale, ha scatenato un putiferio: forti le reazioni della sinistra (è sceso in campo anche Enrico Letta), locale e italiana; forte anche la difesa, più che al sindaco attuale, al candidato Daniele Sinibaldi, con Fratelli d’Italia che ha scansato ogni illazione di “rigurgito fascista” e con Trancassini a chiedere al Pd se se la sente di attaccare Forza Italia (a cui Cicchetti aderisce dalla prima ora), con cui governa attualmente a supporto di Draghi.
Ma anche Antonio Cicchetti è tornato a parlare della vicenda per spiegare le sue parole: “Sono nato nel 1952, non c’entro niente con il fascismo – scrive Il Corriere della Sera in edicola stamattina, a pagina 17 – Io citavo i ragazzi dei moti di Reggio, il mio era un invito a non mollare. Non sono nemmeno di Fdl, ma di FI, e potevo ricandidarmi ma non l’ho fatto”. La “sua” Forza Italia l’ha difeso con Maurizio Gasparri, più volte a Rieti negli anni a supporto di Cicchetti e del centrodestra locale: “È stato eletto tre volte dai reatini e pur potendo vincere per sua scelta passa la mano ad altri. Il suo tasso di democrazia è testato. Non merita aggressioni” ha detto Gasparri di Cicchetti. Ma qualcuno non è dello stesso avviso, anche nel partito: così il compagno di partito Elio Vito chiede che Cicchetti venga espulso.
Cicchetti nel primo pomeriggio di domenica ha licenziato un post su Facebook: “Boia chi molla” è un motto, radicato nella storia d’Italia, non un indizio di reato. Pronunciarlo in un intervento nel quale si esorta a non desistere un attimo dal fare campagna elettorale rappresenta la conclusione sintetica di un discorso e non è un invito alla sollevazione popolare o alla discriminazione di chicchessia. La stupidità umana e la malevolenza interessata, associate alla carenza di argomenti politico-amministrativi di contrasto, hanno creato un inesistente e deplorevole “caso” destinato a determinare un clima da caccia alle streghe. Inutile, però, ad invalidare l’azione di chi dal 1975, con consenso popolare costante o crescente, partecipa alla vita pubblica cittadina e regionale e ha favorito da amministratore la tolleranza e il dialogo interreligioso. Ancor più inutile se si tenta di trasferire sul candidato sindaco Sinibaldi addebiti che, se fossero tali, sarebbero, comunque, imputabili solo a chi scrive.
Foto: RietiLife ©