(ch.di.) Lo conosciamo benissimo. Il suo legame è viscerale con lo sport. Felice Nucci è appassionato ciclista sempre pronto ad “arrampicarsi” sul Terminillo (leggi), ma è anche un podista di indole fortissima. Così, c’è anche lui tra gli 11mila al via, stamattina, nella Acea Run Rome The Marathon, evento capitolino che accanto ai campioni può schierare una legione speciale, in partenza di ogni edizione, quella dei “Senatori”, 20 uomini e 2 donne possono ancora fregiarsi di questo titolo, vivono la maratona di Roma come un richiamo quasi viscerale, un amore intenso, un qualcosa a cui è impossibile mancare. Felice è tra questi senatori.
La loro passione è nata con la stessa manifestazione, ci sono da sempre, da ben 26 edizioni. Uomini e donne che conducono una vita normale, fatta di lavoro, famiglia e svariati impegni e che fanno di tutto per allenarsi ed essere in buona forma nella data prestabilita. Sono loro che possono raccontare come sia stato correre con la pioggia, con il vento, con il caldo, il traguardo più bello, l’edizione speciale, i personaggi che hanno fatto grande la maratona di Roma e quante amicizie possano consacrarsi a ritmo di corsa. Ve le possono raccontare tutte, le hanno vissute, le hanno corse tutte quante.
Come detto Felice Nucci vanta un gran legame con la maratona più amata. Ha 66 anni e vive a Contigliano (Rieti), sposato con due figli, attualmente in pensione dal suo lavoro di accoglienza nel B&B di sua proprietà. Felice è un maratoneta anomalo, sia per la stazza, sia perché durante l’anno si allena salendo in bicicletta al Terminillo dove ha lavorato per dieci anni all’ufficio turistico e che raggiungeva a colpi di pedale con qualunque clima. Oltre duemila salite al Terminillo e ancora oggi si allena così, ma quando ha corso la prima maratona di Roma si è talmente innamorato di questa manifestazione che da allora ogni anno ha partecipato, diventando un Senatore. La filosofia di Felice è quella di portare a termine la gara entro il tempo massimo ma anche di aiutare chi è in difficoltà, per questo una volta è stato insignito del premio Dorando Petri per l’etica sportiva, avendo aiutato una ragazza messicana a completare la maratona di Roma.
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