(da comunicato di Carabinieri e Polizia) Nei giorni scorsi, personale della Polizia di Stato e militari dell’Arma dei Carabinieri, nel corso di una operazione congiunta, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rieti, nei confronti di due cittadini nigeriani, indagati per il reato di spaccio continuato di sostanze stupefacenti. Le indagini, coordinate da questa Procura della Repubblica, avevano preso avvio nello scorso mese di luglio, quando un poliziotto, transitando libero dal servizio per le vie del centro storico cittadino, dopo essersi qualificato, fermava per controllo due giovani tossicodipendenti reatini, poiché li aveva visti scambiarsi qualcosa – che egli presumeva fosse stupefacente – con un ragazzo di colore il quale, nel frattempo, si era allontanato in sella ad una bicicletta. Effettivamente, al controllo in Questura, uno dei due giovani veniva trovato in possesso di un involucro nero contenente una dose di eroina.
Partendo da questo episodio di spaccio, attraverso un’attività investigativa condotta con metodi tradizionali, gli investigatori della Polizia di Stato riuscivano a identificare il ragazzo di colore allontanatosi in bicicletta come un giovane di nazionalità nigeriana; l’approfondimento delle indagini faceva poi emergere anche altro soggetto, sempre nigeriano, già arrestato alcuni mesi prima dalla Polizia di Stato.
Tale giovane, in quella, circostanza, si alternava nella consegna dell’eroina con il suo connazionale, dando appuntamento e raggiungendo gli acquirenti a piedi o in bicicletta, prevalentemente nelle vie del centro storico, dove era più facile sottrarsi ai controlli delle Forze dell’Ordine. Le indagini successive consentivano, quindi, di ricostruire numerosi episodi di illecita cessione (centinaia di dosi nell’arco di pochi mesi), avvenuti con identiche modalità.
Si comunica, nel rispetto dei diritti degli indagati che, in considerazione dell’attuale fase di indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti la colpevolezza.
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