(r.l.) Sergio Pirozzi non allenerà la Sambenedettese. L’annuncio aveva certamente fatto piacere all’ambiente calcistico: il tecnico lo scorso anno ha fatto bene, sempre in D, col Trastevere e a San Benedetto era chiamato a risollevare le sorti di una classifica difficile per i marchigiani del Riviera. Ma uno striscione al molo (leggi) ha costretto tecnico e club al dietrofront. Pirozzi è “amico” con Ascoli (e scopriremo non solo con gli ascolani, come precisa lui stesso per un motivo preciso) eterna rivale degli adriatici rossoblù. E questo, nella città delle Palme, passando anche sopra la legame nato dal sisma, è “inaccettabile”. L’ex sindaco di Amatrice e consigliere regionale ha affidato a un post un chiarimento sulla situazione.
“Nell’ultima settimana sono successe diverse cose, alcune gravi – dice Pirozzi – Stavo per tornare ad allenare, che è la mia grande Passione. Dovevo allenare la Sambenedettese. Poi, però, a qualcuno, che pensa di rappresentare una tifoseria e una città questo non andava bene. E fino a qui fa parte del gioco e ci sono abituato – scrive Pirozzi – Quello che non posso accettare però è che quattro esaltati abbiano indirizzato minacce ai miei figli, alla mia famiglia, senza che nessuno, dico nessuno, deputato a farlo abbia speso una parola verso l’Uomo e la sua storia. Di che cosa mi si accusa? Di essere legato all’Ascoli, alla sua curva, che scavò nelle Macerie di Arquata (del compianto Amico sindaco Aleandro Petrucci). Lo confermo. Come sono tifoso dell’Atalanta e della sua gente e di tutti i gruppi ultras che dopo il terremoto hanno dimostrato all’Italia intera cosa significa solidarietà. Grazie a loro Amatrice ha strutture sportive dove oggi giocano i bambini. Ecco, questa è la storia”.
“Avrei voluto allenare la Sambenedettese che andavo a vedere da bambino, avrei voluto far bene a San Benedetto del Tronto dove ho tanti amici e dove sono nato. Non è stato possibile perché non metto a rischio l’incolumità e la serenità dei miei cari. Mi hanno ferito i commenti ironici sulla Tragedia del Terremoto. Sono un allenatore professionista per passione (senza quella non puoi far niente nella vita). Straccio il contratto e ritorno tra le Macerie e le Pecore dei Monti della Laga…” conclude.
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