Lunedì si presenta “Per un’altra strada – la leggenda del Quarto Magio”: c’è Mimmo Muolo a Rieti

Si terrà lunedì 20 dicembre a Rieti, nei saloni della parrocchia Regina Pacis, la presentazione del romanzo di Mimmo Muolo, vaticanista di Avvenire, intitolato “Per un’altra strada – la leggenda del Quarto Magio”. A presentare l’opera sarà il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, dopo il saluto iniziale del parroco della Regina Pacis, don Mariano Assogna. L’autore dialogherà poi con Maria Vincenza Bussi, dirigente scolastico molto nota in città. “Sono felice – dichiara Mimmo Muolo – che il mio libro possa essere presentato a Rieti, città al centro della diocesi in cui san Francesco inventò il presepe. Tra Artaban, il Quarto Magio, e il poverello di Assisi c’è infatti una forte similitudine, dato che entrambi lungo le loro strade non restano insensibili alle grida d’aiuto dei poveri”.

Il libro è un avventuroso romanzo, in cui il viaggio del protagonista diventa metafora dei drammi del nostro mondo e della nostra tortuosa ricerca del senso della vita. Secondo una leggenda, i magi venuti dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato erano quattro e non tre. Il quarto, Artaban, avrebbe dovuto portargli in dono alcune pietre preziose, ma, partito in ritar­do, non riuscì a raggiungere i compagni e arrivò a Betlemme quando già la Sacra Fa­miglia era emigrata in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode. Nel romanzo Per un’altra strada, Mimmo Muolo reinventa il girovagare del Quarto Magio sulle tracce del Nazareno fino a un sorprendente finale, in cui la somma dei ritardi accumu­lati dal protagonista si trasforma in un fol­gorante anticipo.

Il mondo attraversato da Artaban nel romanzo è volutamente simile al nostro. Un mondo in cui il fenomeno migratorio ha tutti i dolorosi corollari che la cronaca ci testimonia, in cui lo squilibrio politico-economico tra il nord e il sud del mondo fa vittime innocenti, mentre i cambiamenti climatici, la prostituzione forzata, le epidemie e le persecuzioni scavano tragedie ai danni dei più deboli. Appare chiarissima, in questo senso, l’assonanza con il magistero di Papa Francesco e la sua denuncia “profetica” di quei mali. Una denuncia che risuona anche nella recente Enciclica “Fratelli tutti”, di cui questo volume sembra essere tributario, in particolare quando il protagonista veste i panni di un buon Samaritano ante litteram.

Ma l’autore fa tesoro della lezione di Papa Francesco anche sotto due altri profili: per la convinzione che oggi, come scrive il Pontefice nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2020, “abbiamo bisogno di una narrazione che ci parli di noi e del bello che ci abita, che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”; e per i tanti riferimenti, nel romanzo, alla Bibbia, il grande codice culturale (oltre che religioso) della nostra civiltà, con un invito a gustarne le pagine più belle (come, ad esempio, i Salmi) anche sotto il profilo letterario.

In sostanza, la ricerca di Artaban si fa meta­fora delle strade, a volte tortuose e ardue, che ognuno può percorrere per giungere all’incontro personale con la Verità rivela­tasi in Cristo Gesù. E la narrazione, dando voce a questa domanda di senso, si tramuta in potente invito alla riflessione. Scrive l’Autore nell’Appendice: “Mi sono messo in viaggio insieme ad Artaban, ripercorrendone e a volte reinventandone l’itinerario, che è attualissima allegoria di un mondo in cui c’è una grande nostalgia di Dio e molti non sanno più dove cercarlo, come anche la recente pandemia ha evidenziato […]. A tutti auguro un felice viaggio seguendo la propria stella. Fino alla mangiatoia di Betlemme e alla tomba vuota di Gerusalemme”.

Foto: RietiLife ©

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