Foto: Gianluca VANNICELLI ©
“Aiutare gli altri a fare il bene”: l’esempio, lo slancio e l’energia di madre Margherita hanno felicemente ispirato la presentazione del libro a lei dedicato, Madre Margherita Pascalizi, ricordare, raccogliere, rilanciare, che si è svolta ieri all’ex Chiesa di Largo San Giorgio. Un libro scritto a più mani a cura di suor Francesca Zambelli, promosso dalla Fondazione Varrone e ricompreso nella collana Biblioteca di Frate Francesco che l’8 e il 9 gennaio verrà messo in distribuzione a Palazzo Potenziani, in concomitanza con l’apertura della mostra Robe da Matti.
“Non ho conosciuto madre Margherita ma la foto di lei al volante negli anni Cinquanta dice tutto della sua capacità di uscire dalle mura del suo monastero e di guardare avanti – ha detto il presidente della Fondazione Antonio D’Onofrio aprendo l’incontro – Questo è il nostro quarto libro in quattro anni e il filo che li attraversa tutti è l’amore verso il territorio, stavolta di una persona in carne ed ossa”. “Il monastero di Borgo San Pietro ci ha dato donne credibili e religiose plausibili e madre Margherita è stata l’esempio più maturo – l’analisi del vescovo Domenico Pompili – La sua telescuola negli anni Sessanta, la sua missione in Albania negli anni Novanta hanno funzionato davvero come un ascensore sociale per i più marginali e hanno incarnato quella chiesa in uscita cara a Papa Francesco ma a cui faceva riferimento già il vescovo Massimo Rinaldi”. Da madre Anatolia Maceroni, superiora generale dell’Istituto delle Suore Francescane di Santa Filippa Mareri e da parte della famiglia di madre Margherita, col messaggio portato da Albina Macchione, è arrivato il ringraziamento alla Fondazione e a tutti gli autori per quest’ultimo omaggio alla memoria di una donna e una religiosa la cui storia e il cui esempio meritavano davvero di essere conosciuti e tramandati. “Curare la stesura di questo volume è stato come reincontrarla nuovamente”, ha detto suor Francesca Zambelli, che di madre Margherita ha evidenziato “la vivace intelligenza relazionale, il suo slancio nell’aiutare gli altri a fare il bene e la sua personalità senz’altro dominante ma non sola, con le scelte e il percorso sempre condiviso col resto della sua comunità religiosa”. “Sarebbe stata un’ottima manager o una grande leader – l’ha ricordata Emanuela Varano – una donna straordinariamente moderna come in fondo fu Santa Filippa Mareri: donne capaci di scelte autonome e coraggiose, radicate nella loro fede e alla loro terra”.
“Senza di lei il nodo irrisolto della santità di Filippa Mareri non sarebbe stato sciolto – ha sottolineato Tersilio Leggio – e poi fu tra le poche a cogliere nel Giubileo del 2000 una grande opportunità per il territorio. Servirebbero anche oggi persone come lei”. “Per il mio lavoro di archivista mi sono immerso in tanti carteggi privati e pubblici ma con le carte di madre Margherita è stato diverso – ha detto commosso Roberto Marinelli – e ancora oggi a tre anni dalla morte spesso mi chiedo cosa avrebbe detto o cosa avrebbe fatto di fronte alle novità e ai problemi di questo tempo”. “Davvero lei per noi tutti e il monastero per tutto il Cicolano sono stati un punto di riferimento irrinunciabile”, ha detto il sindaco di Petrella Salto Giancarlo Micaloni: “Continueremo su questa strada perché la sua eredità non vada dispersa”.
Alla presentazione erano presenti anche altri autori del libro: Otello Anibaldi, il professor Walter Capezzali, a lungo presidente della Deputazione abruzzese di storia patria, madre Elisabetta D’Angeli, suor Paola Guerra, monsignor Giovanni Maceroni, Giampiero Micangeli, padre Marino Porcelli e Claudia Pugliese. Nel libro non mancano le testimonianze di monsignor Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Storico Vaticano, della professoressa Sofia Boesch, di monsignor Giuseppe Di Falco, vescovo emerito di Sulmona e di monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo emerito de L’Aquila, di don Daniele Muzi, delle ricercatrici Rita Cosma e Angela Lanconelli e di Paolo Picozza, presidente della Fondazione Isa e Giorgio De Chirico.