La Comunità dei Rifugiati afghani di Rieti ed altre organizzazioni reatine con un presidio in centro a Rieti, ieri, hanno chiesto ai rappresentanti del Governo italiano azioni concrete per la protezione della popolazione afghana e corridoi umanitari, con missioni Onu e Croce Rossa Internazionale.
“Iniziative – spiega la comunità afgana a Rieti – per coloro che vogliono espatriare, a cominciare dalle migliaia di afghani ammassati davanti all’aeroporto di Kabul e da coloro che avevano ottenuto il visto per l’espatrio ed i ricongiungimenti familiari che ora vivono l’angoscia dell’abbandono ed il terrore di rimanere nelle mani dei Talebani o uccisi nelle stragi dell’ISIS. Sollecitato di concordare con il Parlamento Europeo un adeguato piano di accoglienza, per il quale abbiamo cointeressato il Governo nazionale nella Persona del Presidente del Consiglio Mario Draghi e le Amministrazioni locali reatine”.
“Ricordiamo – dice ancora la comunità afgana a Rieti – che il popolo Afghano, uno dei più poveri del mondo, ha dovuto subire prima l’occupazione armata russa, poi la dittatura talebana, seguita da 20 anni di ‘missioni di pace’ degli eserciti americani ed europei armati fino ai denti, ed ora ancora il ritorno della dittatura sanguinosa dei Talebani e le stragi dell’ISIS e, pertanto, diciamo basta a chi predica ipocritamente ‘pace e civiltà’ mettendo in atto guerre fatte con eserciti e bombardamenti e, dall’altra parte, a chi parla di Islam e Corano con dittature violente e criminali, uccidendo chi non si adegua, donne, vecchi e bambini compresi e, pertanto, ribadiamo l’assoluta necessità di cambiare d’ora in poi le logiche nei rapporti tra popoli, promuovendo metodi pacifici di aiuto reciproco e mutuo scambio in equità e solidarietà” dicono.
“Nel corso della partecipata manifestazione, con numerosi ed accalorati interventi che non hanno risparmiato critiche alla gestione della crisi Afghana da parte dei Paesi occidentali occupanti, una delegazione mista di rappresentanti di Rifugiati Afghani e delle Organizzazioni reatine è stata ricevuta dal Prefetto della Provincia di Rieti Dott. Gennaro Capo al quale la delegazione ha potuto esporre le proprie richieste circa le possibilità di salvare le persone intrappolate nell’area dell’aeroporto di Kabul portandole via con corridoi umanitari gestiti dall’ONU e dalla Croce Rossa, nonché organizzare un’accoglienza dignitosa ai profughi Afghani ed ai migranti residenti nel territorio reatino tutt’ora in difficoltà alloggiative e di sopravvivenza. Sui Corridoi Umanitari il Prefetto ha rappresentato tutte le gravi difficoltà nel proseguire in Afghanistan un’operazione ormai sotto il controllo dei Talebani non più disponibili a tollerare la presenza di stranieri sul proprio territorio, ma ha prospettato la creazione di campi di accoglienza UNHCR nei Paesi limitrofi all’Afghanistan dove probabilmente affluiranno persone intenzionate a fuggire dall’Afghanistan. Costernato per lo stato di oggettiva impotenza e preoccupazione, ha raccomandato ai presenti di tranquillizzare i propri familiari e di non farli uscire dalle case sino a che la situazione non si normalizzerà” fanno sapere.
Sull’accoglienza dei rifugiati e persone senza dimora ha garantito di aver già concordato primi provvedimenti in emergenza con alcune Organizzazioni di Volontariato ed allertato le Istituzioni locali, pronto ad accogliere le segnalazioni ed i suggerimenti da parte delle Organizzazioni di Volontariato e tutela dei Diritti anche in incontri dedicati, e di voler affrontare in modo strutturale la richiesta delle Associazioni di far sì che nessun essere umano resti privo di un riparo alloggiativo e dell’assistenza per cibo e vestiario. Infine l’impegno di trasmettere la nota urgente preparata dalla Comunità dei Rifugiati Afghani e delle Organizzazioni civiche al Capo del Governo Mario Draghi” concludono i rifugiati afgani, supportati da Anpi, Cittadinanzattiva, Il Gabbiano, Albero, Unione Sindacale di Base e Sabina Radicale.
Foto: Riccardo FABI ©
Gli Afghani sono quasi 40 milioni, non possiamo salvarli tutti.
Devono combattere a casa loro per la loro libertà, cone hanno fatto gli Italiani nell’800 e nel ‘900.