In occasione delle partite della Nazionale, RietiLife inaugura la rubrica “Urlo Tifoso” curata da Fabrizio Moscato per analizzare le gare degli azzurri con cuore e passione. Commentate e condividete!
(di Fabrizio Moscato) Dopo la passeggiata nel girone di qualificazione più facile (il Galles che prende 4 gol dalla Danimarca qualcosa insegna…) troviamo l’Austria, che certo non è una pretendente al titolo.
L’Italia vince da 11 partite consecutive e da 11 partite non subisce reti. Questa è la più lunga serie di partite senza sconfitte nella storia della Nazionale; Immobile ha sempre segnato nelle ultime cinque partite disputate in azzurro; l’Austria non ha mai superato gli ottavi di finale di un campionato europeo: insomma, le premesse sono tali da giustificare le mani in tasca di Mancini in avvio gara.
Che la partita sarà dura lo si capisce subito: l’Austria corre, anche se crea poco, noi fatichiamo un po’ a tirare in porta e nel primo tempo facciamo solo due squilli: Barella si vede respingere di piede un tiro da Bachmann, poi è il palo a negare l’eurogol da fuori area a Immobile. La partita non è bella, e questo fa sì che arbitro e guardalinee decidano di non guardarla: Taylor lascia correre qualsiasi contrasto duro che va dall’entrata sulla caviglia alla ferita da arma da taglio, il suo assistente invece alza la bandierina per un fuorigioco di Insigne quando ormai le squadre sono negli spogliatoi.
Nella ripresa il gioco si fa ancora più duro e Taylor ancora più distratto, ma si capisce che adesso è l’Austria a tenere in mano il gioco: al 49’ Arnautovic ricorda a tutti di aver fatto parte dell’Inter del triplete con una fantastica azione personale, conclusa con un tiro in fallo laterale che ricorda anche come in quell’Inter giocò tre partite in un anno. Tre minuti ed è Alaba su punizione a impensierirci, non cogliendo lo specchio.
L’Italia non va: al 63’ Sabitzer con un tiro deviato impensierisce Donnarumma, al 66’ Arnautovic segna di testa e soltanto la VAR scaccia gli incubi azzurri, cogliendo un fuorigioco di pochi centimetri.
In panchina però Mancini pensa già ai primi cambiamenti: Chicco Evani gli ricorda che l’Austria non ci batte da 61 anni e lui mette in tasca anche l’altra mano. Poi toglie Verratti, dentro Locatelli.
Al 73’ Immobile dalla tre quarti pesca in area Insigne con un passaggio filtrante, ma l’attaccante colpisce male di destro; sul capovolgimento di fronte Pessina atterra in area Lainer, ma anche questa volta è fuorigioco: sospiro di sollievo per l’Italia e Mancio che invita Chiesa e Belotti a scaldarsi e Vialli e Lombardo a mettersi anche loro le mani in tasca. All’83’, dopo una girata in acrobazia di Berardi che non colpisce il cross perfetto di Spinazzola, escono l’attaccante del Sassuolo e Immobile, per Chiesa e Belotti. Non succede nulla, si va ai supplementari con la sensazione che l’Austria ne abbia di più e che l’articolo di oggi sarà più lungo del solito.
I primi tre minuti dell’extra time sono preoccupanti: l’Italia non riesce nemmeno a superare il centrocampo. Al 94’ però Chiesa prima impegna Bachmann con un tiro centrale, poi sfrutta bene un cross di Spinazzola, controlla in due tempi e fulmina il portiere austriaco! 1 a 0 e l’incubo sembra finito.
Ora la partita cambia e troviamo grandi spazi: al 104’ su una punizione perfetta di Insigne, Bachmann vola sotto l’incrocio e devia in angolo, ma solo un minuto più tardi deve capitolare: Acerbi si improvvisa centravanti e fa un gran lavoro di difesa della palla spalle alla porta, da terra serve Pessina, subentrato a Barella, che segna ancora una volta, come col Galles, riscoprendosi l’eroe per caso di questo europeo: non doveva esserci, ancora una volta è decisivo. La partita sembrerebbe chiusa, ma l’Austria non ci sta e nel secondo tempo ci impegna più volte: al 107’ Gregoritsh spara un missile angolatissimo, ma Donnarumma si tuffa come se avesse visto cinque euro per terra e intercetta il tiro. Esce anche Insigne per Cristante, una serie di cambi con cognomi difficili da ricordare anche per l’Austria che trova il gol a 115’ con Kalajdzic, che in tuffo di testa fa passare la palla nell’unico spazio disponibile sul primo palo: si interrompe l’imbattibilità della nostra rete dopo aver fissato un nuovo record, ma Mancini può togliere le meni dalle tasche e alzarle al cielo: non succede più nulla, siamo a i quarti di finale, in attesa di sapere se affronteremo Ronaldo o Lukaku: l’Europeo delle squadre che possono vincerlo inizia solo adesso.
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