Ultimamente si sente molto parlare della campagna vaccinale ormai diffusa in Italia, si discute su una ancora dubbia vaccinazione di massa di giovani. Sono una ragazza di sedici anni, ed essendo perciò una delle tante persone appartenenti alla categoria, ho sempre considerato l’argomento come qualcosa di fuori mano, quasi utopico oserei dire; riuscire perciò a ricevere una dose di vaccino in questo momento così incerto è significato molto per me. Aspettando il modico quarto d’ora dopo l’inoculazione nella sala d’attesa, ascoltavo le voci dei vari giornalisti di diversi enti televisive intenti ad intervistare i genitori e i ragazzi: «come ti senti dopo aver fatto il vaccino?» oppure «quale sarà la prima cosa che farai appena avrai completato la vaccinazione?» pensandoci, sarei potuta rimanere una giornata intera a parlare; ma fortunatamente, direi, non ho detto nulla. Mi sono accorta poco dopo di un quaderno fornito dall’ospedale per poter scrivere qualunque pensiero o riflessione riguardo alla vaccinazione, proprio in quel momento ho iniziato a riflettere sulla situazione; le altre considerazioni parlavano di rinascita, di ritorno alla normalità, di vacanze ed amici, insomma, di luce in fondo ad un tunnel; è sorprendente, qualcosa di così comune come una vaccinazione è diventato di colpo indispensabile per riconquistarci quell’indipendenza tanto ignorata quanto voluta, “è incredibile come la libertà possa essere contenuta in una boccetta di vetro, Beatrice Colasanti 06/06/2021” ecco cosa ho scritto su quel quaderno.
Beatrice Colasanti, 16 anni
Studentessa del Liceo Jucci
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