(di Giacomo Pasquetti) Dopo la recente mostra sul Carro di Eretum, Palazzo Dosi si rende protagonista di un’altra iniziativa organizzata dalla Fondazione Varrone. Arriva “Oltre una sorte avversa. L’arte di Amatrice e Accumoli”. Tantissime opere scampate al terribile sisma del 2016, sono passate sotto la meticolosa lente d’ingrandimento del Varrone Lab (appositamente allestito per lo scopo), che le ha restaurate assieme al MiC (Ministero della Cultura) per renderle nuovamente fruibili al grande pubblico.
Dipinti, statue, affreschi e reliquiari esposti in sei sontuose sale. Opere preziose, selezionate tra le centinaia custodite nel deposito del MiBACT di Cittaducale, che diventano simbolo di resilienza e orgoglio. A dirigere gli sforzi vi è la Fondazione Varrone, il cui Presidente, Antonio D’Onofrio, non nasconde la soddisfazione per la delicata operazione compiuta: “È qualcosa iniziato ben prima del Covid. Occorre mantenere vivi i contatti con il territorio per non perderlo, il ricordo di queste immagini deve riportare le persone alle loro tradizioni e ai loro luoghi d’origine: questo è lo scopo della mostra. Assieme all’esposizione del Carro di Eretum, sono anche due occasioni che spronano a ripartire. Abbiamo immense potenzialità culturali, basta solo sfruttarle”.
Anche Paola Refice e Giuseppe Cassio, curatori della mostra, non hanno dubbi: “L’esposizione è simbolo di speranza e segna un momento di passaggio verso il futuro. Lo stesso titolo della mostra, ‘Oltre una sorte avversa’, è volutamente di buon auspicio” spiega Paola Refice. “È una mostra che dà il via ad altri restauri, perché la memoria non si perda, ma aiuti a ricostruire” conclude Giuseppe Cassio.
Anche la Diocesi di Rieti è massicciamente impegnata nella ricostruzione, la lunga marcia della chiesa è raccontata dal Vescovo Domenico Pompili: “La mostra è il tassello più luminoso della grande traversata che attende Amatrice e Accumoli. La Chiesa di Rieti ha speso 7 milioni di euro per quasi 100 interventi nell’area del sisma. Ma c’è tantissimo ancora da fare, questo è solo il primo passo di un lungo cammino che, tuttavia, non occorre aver paura di compiere”. Toccante l’intervento del vicesindaco di Amatrice, Massimo Bufacchi: “Quando mi affacciai al balcone, le case dei miei amici non c’erano più. Ma da oggi c’è aria di cambiamento. Stiamo ripartendo e Amatrice in cinque anni sorgerà dalle ceneri. Le opere d’arte di Amatrice significavano tantissimo per noi e ora, grazie alla Fondazione Varrone, abbiamo fatto il primo passo. Stiamo lavorando senza sosta, la ricostruzione coinvolge tutti e presto vedremo i frutti del nostro impegno”.
Foto: Emiliano Grillotti ©