“Basta con i tagli al servizio educativo domiciliare”

Si firmano “Famiglie in cordata…per loro!” alcuni nuclei familiari del capoluogo che con una lettera aperta (che qui si allega) stigmatizzano l’ennesimo taglio operato dal Comune al cosiddetto servizio “S.E.D.”, il Servizio Educativo Domiciliare che la legge quadro di settore – la 104 – garantisce a livello nazionale, demandando ai comuni la sua attuazione concreta. “un fatto gravissimo – denunciano le “Famiglie in cordata” appoggiate da alcune importanti associazione di volontariato del territorio della rete “Non sei solo” (ALCLI, AMAR CENTRO ANGELITA, COLORA L’ARCOBALENO) – che si sta consumando in queste settimane a danno dei nostri figli sofferenti di differenti disabilità, a causa delle scelte politiche gestionali dell’Amministrazione comunale” Poi aggiungono: “già in passato alcune famiglie hanno visto negarsi il Servizio educativo domiciliare nonostante ripetute e documentate richieste, altre hanno visto ridurre ulteriormente le ore a disposizione dei minori (minimo storico di 2 ore settimanali) previste e garantite dalla Legge 104/92 e s.m.i. su tutto il territorio nazionale e la cui regolamentazione è stata appunto demandata agli Enti locali“.

Un servizio fondamentale, quello del SED, rivolto alle persone diversamente abili, come dello spettro autistico e neurodiversità, che grazie ad azioni realizzate a domicilio ha lo scopo di favorire il miglioramento della qualità di vita della persona e delle loro famiglie. Tutto ciò contro l’emarginazione sociale e l’isolamento, sostenendo i giovani e le loro famiglie. Un grave errore, per i firmatari della lettera, ridurre il servizio in tempo di pandemia: “È certamente paradossale che in un momento storico creato dalla pandemia con notevoli e gravi livelli di malessere, proprio per i soggetti già di per sé sofferenti in particolare i bambini e i giovani, invece di implementare tale strumento di sostegno, questo Comune, diversamente da altri, decida di ridurre questi interventi di supporto”. Di qui la domanda provocatoria: “Come è possibile che questo avvenga e si abbandonino soggetti giovani fragili e le loro famiglie obbedendo solo a criteri di risparmio economico?”. Forte e chiara la richiesta a sindaco, assessore ed intera amministrazione comunale (la missiva è inviata anche al presidente dell’assise): “Chiediamo a gran voce che il Comune attivi le ore a disposizione per i progetti educativi domiciliari in particolari per i minori secondo lo spirito e l’obiettivo della norma“. Una richiesta di partecipazione ed una proposta di progettualità, infine: “domandiamo di partecipare al tavolo di concertazione nella stesura del Piano Sociale di zona affinché abbiano voce e siano rappresentati i diritti di tutti i giovani/e di questo territorio. Crediamo che sia possibile reperire i fondi e studiare nuove strategie e progettualità che coniughino le esigenze economiche e con le buone pratiche di assistenza e cura della persona per il raggiungimento del bene comune” L’appello è lanciato: la parola ora a Cicchetti e Palomba.

Foto: RietiLife ©

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