(di Federico Ducco – da RietiLife Free Press) Aumentano le operazioni finanziarie sospette segnalate nel Reatino passate da 133 del 2019 a 155 del 2020. Un incremento considerevole, tenuto conto delle dimensioni limitate del territorio e del numero delle imprese attive. Numeri quelli elaborati dall’Ufficio Unità Finanziaria della Banca d’Italia (ben 113.187 nel 2020 in tutta Italia), che destano allarme e preoccupazione.
Il Lazio con 14.329 si colloca al terzo posto dopo Lombardia e Campania. Roma con 12.669 (3.632 in più dell’anno precedente) diventa la città italiana con il maggior numero di operazioni finanziarie sospette segnalate, segue la provincia di Latina che passa da 634 operazioni nel 2019 a 727 nel 2020, Frosinone da 519 a 544, Rieti, come detto, da 133 a 155 mentre Viterbo è l’unica provincia che registra una diminuzione da 244 a 234. L’ammontare complessivo delle operazioni finanziarie sospette segnalate è di 96 miliardi; nel Lazio di circa 10 miliardi. “Un aumento ancora più preoccupante a fronte di un prolungato periodo di lockdown che ha provocato una crisi di liquidità. Piccole e medie imprese sono facili prede da parte della criminalità organizzata” sottolineano da Confcommercio Rieti.
“Le operazioni finanziarie sospette riguardano le attività di riciclaggio connesse alla criminalità organizzata ed in parte alla corruzione e all’evasione fiscale, fenomeni di frequente intrecciati fra loro – spiega Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio – è in atto un gigantesco reinvestimento di denaro delle mafie nel sistema produttivo laziale. Il rischio di infiltrazioni criminali si annida sia nei tentativi di accaparramento delle provvidenze e commesse pubbliche. Presentano vulnerabilità accentuate, i settori immobiliare, edile, servizi di pulizia, tessile, turistico, ristorazione e dei trasporti. Sono forme di infiltrazione sempre più pervasive basate sul controllo di imprese tramite prestanome o sull’estromissione di fatto dei titolari anche attraverso attività usurarie o estorsive” conclude Cioffredi.
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