Riceviamo e pubblichiamo le parole dell’ex assessore all’Ambiente Carlo Ubertini, oggi consigliere di opposizione. Il tema è l’approvazione del piano Porrara.
L’approvazione della lottizzazione “delle Porrara”, attraverso il cosiddetto piano quadro, è l’avvilente epilogo di un capitolo urbanistico il quale, proprio perché in attesa di una soluzione da molti anni, avrebbe preteso una declinazione dignitosamente adeguata. Al contrario, con la suddetta lottizzazione, ci troviamo in presenza di una derubricazione dal rango della pianificazione urbanistica a quello di automatismo edilizio. Molti sono gli aspetti critici del piano in questione, tuttavia, nel loro complesso, il filo unitario che tende a riassumerli sta nell’esasperata frammentazione che tale piano attribuisce ad una zona nevralgica della città, naturalmente predisposta a collegare il valore del centro storico con il pregio delle aree ex industriali. L’aver voluto dividere l’area in questione in due subcomprensori, uno dei quali a sua volta addirittura frammentato in nove ambiti, descrive la prospettiva di una polverizzazione edificatoria che rappresenta l’autentico vulnus dell’operazione approvata. Innanzitutto entrando in collisione con lo spirito del piano regolatore generale e dei programmi pluriennali di attuazione, i quali inscrivono l’area in questione in una logica di pianificazione unitaria, letteralmente tradita dalla smania parcellizzante che si intenderà declinare. In secondo luogo, la suddetta frammentazione consegna alla medesima sorte le aree di questa lottizzazione che, da norma, devono essere attribuite al Comune, così impedendo un loro adeguato utilizzo in termini di omogeneità strutturale e funzionale. Oltretutto, l’intera impostazione così prefigurata si immerge in un autentico cono d’ombra, potendo consegnare quella zona ad una destinazione totalmente commerciale, in tal modo squilibrando economicamente l’assetto già sofferente delle realtà imprenditoriali esistenti e vincolando urbanisticamente i destini in particolare delle aree ex industriali. Naturalmente la mia cultura politico-amministrativa mi ha sempre portato a respingere atteggiamenti pregiudizialmente e compulsivamente oppositori, cercando di individuare “la luna” dell’interesse generale, piuttosto che “il dito” della contrapposizione politica. Considerando la condivisibile necessità di incontrare le aspettative di molti cittadini nel vedersi riconosciuti i relativi diritti proprietari, ma, al pari, non calpestando simmetricamente i diritti collettivi del resto della popolazione, al fianco della “protesta” ho voluto avanzare una proposta, rigorosamente coerente con la volontà di coniugare l’utilizzazione di un’area con la sua armonizzazione nel contesto generale. In sede di Consiglio Comunale ho inteso trasmettere la mia disponibilità, unitamente a quella della consigliera Leonardi, a valutare positivamente l’approvazione del piano quadro, purchè si fosse sostanzialmente riguadagnato lo spirito unitario della pianificazione generale, abolendo la polverizzazione dei nove ambiti e reintroducendo, ancorchè con la imposta rimodulazione viabilistica, la semplice suddivisione comprensoriale analoga all’impianto originario. Impreparata davanti ad una proposta, nella speranza che venisse mantenuta solo la protesta, l’Amministrazione ha sprezzantemente confermato la propria linea, andando così inequivocabilmente a dimostrare che l’autentico obiettivo di tutta l’operazione non fosse quello di “sbloccare” un’area nel recinto armonico del contesto urbanistico, bensì alimentare al massimo le singole aspettative individuali alla vigilia della verifica elettorale.
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