La comunità parrocchiale di Regina Pacis ricorda due ex parroci defunti nello stesso giorno a 35 anni di distanza: il fondatore della parrocchia, mons. Carlo Di Fulio Bragoni (2 marzo 1884-5 aprile 1971) e don Lucio Tosoni (12 settembre 1934-5 aprile 2006), terzo parroco di Regina Pacis. Lunedì scorso ricorreva il 50° della morte di don Bragoni del primo e il 15° della morte di don Tosoni. Nella Messa festiva delle 11.00 di domani, domenica 11, l’attuale parroco, don Mariano Assogna, celebrerà l’Eucaristia in suffragio dei due sacerdoti.
Mons. Bragoni, cantaliciano, già sacerdote del clero dell’Aquila (nella cui arcidiocesi al tempo ricadeva Cantalice), venne “acquisito” nel clero reatino allorché il venerabile Massimo Rinaldi lo scelse come vicario generale per la diocesi di Rieti, incarico che mantenne fino alla morte del santo vescovo reatino; fu nuovamente vicario generale con il vescovo Raffaele Baratta, poi canonico della Cattedrale, parroco di San Donato, fino ad avviare lo sviluppo della nuova parrocchia nel nascente quartiere che stava sorgendo tra viale Mararini e Molino della Salce. Dopo aver salutato l’inaugurazione della chiesa ancora spoglia nel 1963, rimase alla guida di Regina Pacis fino al 1969, per cederne la guida a don Vincenzo Santori che già lo affiancava come vice parroco; nella canonica di piazza Matteocci, due anni dopo, concluse la sua esistenza terrena.
Don Lucio Tosoni successe a don Santori come parroco di Regina Pacis nel settembre del 1993 e vi sarebbe rimasto fino alla sua morte. Nativo di Pratoianni, don Lucio, divenuto prete nel 1960, aveva iniziato il ministero sacerdotale ad Antrodoco, dove fu per cinque anni vice parroco di don Giuseppe Durastante; quindi il trasferimento in città come parroco di S. Lucia. Fu lui a portare avanti per due decenni la parrocchia del quartiere Fiume de’ Nobili, per poi scambiarsi con don Luigi Bardotti (che aveva fino ad allora affiancato don Santori a Regina Pacis) che gli successe a S. Lucia. Vinto dal male che lo aveva aggredito, si spense in canonica e ricevette l’ultimo saluto nelle esequie celebrate nella chiesa parrocchiale che aveva servito per 13 anni, arricchendola di importanti realizzazioni (come la Via Crucis, l’artistica porta come segno del Grande Giubileo del 2000, l’organo a canne), per poi essere sepolto al cimitero del paese natale.
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