Confartigianato Imprese Rieti esprime un giudizio sostanzialmente negativo sul Decreto Sostegni emanato dal Governo lo scorso 19 marzo 2021. “Sui ristori alle imprese apprezziamo il metodo applicato dal Governo – afferma Franco Lodovici, Presidente di Confartigianato Imprese Rieti – con il superamento del criterio dei codici ATECO, ma l’attenzione alle piccole imprese rimane ai margini, l’intensità dei contributi scarsa, la rapidità dell’erogazione da definire. Va incrementata la quantità di risorse da destinare agli imprenditori, in particolare per i settori più colpiti, dalla moda al legno-arredo, dal turismo alla filiera dell’alimentazione, dai bar e pasticcerie alla ristorazione. Le risorse stanziate nel DL Sostegni – conclude il Presidente Lodovici – anche a fronte delle nuove misure restrittive anti Covid, non sono sufficienti a indennizzare in maniera adeguata le imprese per le ingenti perdite subite a causa della crisi. Confidiamo che con il prossimo scostamento di bilancio annunciato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, si possano soddisfare le aspettative delle imprese. Apprezziamo l’impegno del Governo per intensificare la campagna vaccinale, condizione fondamentale per consentire anche la ripresa dell’economia”.
Dal Governo Confartigianato Imprese Rieti si aspettava sicuramente di più: indennizzo immediato e automatico per le imprese chiuse per decreto, valutazione dei costi fissi da portare in detrazione come credito d’imposta, nuovi criteri di valutazione per delimitare le zone rosse.
Rincara la dose Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato Imprese Rieti: “Non mi pare che questo Decreto abbia fatto passi decisivi e coraggiosi superando scelte del passato che appartengono a inaccettabili spartizioni partitiche. In questo anno di sconvolgimento dovuto alla pandemia abbiamo messo sempre, come è giusto, la salute al primo posto non smettendo mai, al contempo, di sottolineare quanto la tenuta del sistema produttivo debba essere al centro delle scelte per garantire una ripresa dell’economia. Dall’analisi fatta dai nostri esperti – dichiara Maurizio Aluffi – emergono luci e ombre. Aspetti positivi sono da considerare l’eliminazione del riferimento ai codici ATECO, il rinvio al 2022 delle segnalazioni all’OCRI da parte dell’agenzia delle entrate, il pagamento delle sole imposte per quanto concerne gli avvisi bonari, il rifinanziamento degli esoneri contributivi”.
Rimane però aperto un quesito: nel complesso del provvedimento ci si è concentrati sulla tenuta del sistema produttivo? “È qui che si scorgono le molteplici ombre. Le risorse sono insufficienti – continua il Direttore Aluffi – e i calcoli tecnici delle percentuali, delle mensilità, delle aliquote, portano sempre al solito risultato: poche risorse che probabilmente consentiranno di pagare solo una piccolissima parte dei costi fissi delle imprese che hanno subito chiusure o rallentamenti di mercato molto significativi. Poi un’altra, l’ennesima, piattaforma per l’erogazione dei sostegni con una bella autocertificazione nell’attesa magari di controlli a valle. Lo Stato sa tutto delle imprese, in particolare ora con la fatturazione elettronica. Perché aggiungere altra burocrazia e non studiare, e realizzare, un sistema automatico per l’erogazione? Sono stati poi assicurati tempi da record (ci ricordiamo bene cosa è successo in passato) aspettandosi che in pochi giorni lavorativi gli intermediari possano gestire una mole di richieste che si annunciano copiose. Inoltre, nel momento in cui si devono fare scelte drastiche sulle colorazioni delle Regioni per motivi sanitari e di conseguenza si chiudono le scuole, non era il caso di studiare delle modalità di vero aiuto alle donne lavoratrici che devono stare a casa con i bambini e non possono lavorare? In alcuni settori, come ad esempio quello della moda, questo fenomeno è molto accentuato e si stanno perdendo delle opportunità in mercati esteri già in forte contrazione”.
“Infine – conclude Maurizio Aluffi – il Decreto è stato chiamato ‘sostegno’. Ma confermando il cashback e le copiose risorse che assorbe, la concentrazione dei denari sui mancati licenziamenti e non sulle assunzioni, il fallimento degli inutili navigator, il fallimento dell’assistenzialista reddito di cittadinanza gravato in parte abnorme da un’indebita percezione e che ha aggravato il fenomeno del lavoro sommerso, siamo proprio sicuri che si voglia puntare a sostenere chi il PIL lo produce cioè le imprese e il loro lavoro? A noi qualche dubbio viene. Probabilmente dovremmo riporre le nostre speranze sugli annunciati stanziamenti nel DEF che se non ricordo male è dopo l’estate”.
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