Sono salite a 257 le denunce di infortunio sul lavoro da contagio Covid-19 a Rieti e provincia. E’ questo il dato complessivo delle infezioni di origine professionale da inizio pandemia a fine gennaio 2021. Rispetto al nostro precedente approfondimento, che aveva conteggiato questa specifica tipologia di infortunio durante il 2020, il primo mese del 2021 fa registrare ulteriori 13 contagi da Covid. I numeri emergono dal tradizionale report che la Uil di Rieti e della Sabina romana elabora su dati Inail per analizzare l’andamento della pandemia sulle lavoratrici e sui lavoratori della provincia reatina.
“Il 2020 – ricorda Paolucci – si era chiuso con 244 segnalazioni all’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. In un solo mese altre dieci donne e tre uomini hanno contratto il virus lavorando, numero che porta il totale delle infezioni professionali dall’inizio dell’emergenza Covid a 187 tra le lavoratrici e a 70 tra i lavoratori. Le fasce di età più colpite si confermano quelle tra i 35 e i 49 anni e tra i 50 e i 64, che insieme hanno totalizzato 227 denunce. Sono state invece 27 tra i lavoratori under 34 e 3 fra i lavoratori over 64”.
Le donne sono in assoluto le più esposte ai rischi di contagio sia nel nostro territorio, dove sono più del doppio dei colleghi uomini, sia nelle altre aree della regione, non a caso Il 61,4 per cento di tutte le denunce laziali sono al femminile. Ma la disparità di genere si conferma anche allargando lo sguardo oltre i confini regionali: nel Paese infatti le segnalazioni provenienti da donne raggiungo quasi il 70 per cento.
“Tornando invece nei confini del Lazio – prosegue l’esponente sindacale – complessivamente sono 8760 le infezioni registrate, di cui 35 hanno avuto esito mortale, sette in più rispetto a dicembre. Fortunatamente nessun caso mortale ha riguardato il nostro territorio. Il generale aumento di contagi professionali si registra in tutti i territori e il settore della sanità e dell’assistenza sociale resta il più colpito: infermieri, fisioterapisti, medici, operatori socio sanitari sono stati i più esposti al contagio Covid. Ma un dato su tutti dà la misura di quanto la seconda ondata stia incidendo sulla salute di lavoratrici e lavoratori: da ottobre 2020 a gennaio 2021 sono state oltre 92mila le denunce da nord a sud dell’Italia, praticamente il 62,3 per cento del totale delle infezioni avvenute in ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa”.
“Il panorama è inquietante – conclude Paolucci – soprattutto se si considera che molte persone sfuggono alle statistiche ufficiali perché non assicurate all’Inail. Non va sottovalutato poi il consolidamento dei numeri, fenomeno che si innesca perché l’elaborazione delle pratiche vanno oltre il mese di rilevazione. E’ chiaro poi che l’introduzione dell’infortunio da contagio è solo una parte degli infortuni che accadono sul lavoro. La Uil infatti non dimentica che di lavoro si muore cadendo da un ponteggio, oppure perché crolla un muro, perché deraglia un treno, o perché si resta folgorati da una scarica elettrica. Il rischio è sempre dietro l’angolo. Che sia da contagio Coronavirus o da scarsa sicurezza su un cantiere, il tema della salute e della sicurezza sul lavoro deve diventare prioritario. Questa tematica per il sindacato è fondamentale. E non a caso con la segreteria regionale siamo costantemente impegnati affinché il valore del lavoro vada di pari passo con quello del rispetto della vita. Non basta rallentare il triste conteggio degli infortuni e dei lutti, l’obiettivo della Uil è fermarli”.
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