“Il ‘tesoro’ di Rieti è nelle mani della Regione: il DL ‘Semplificazioni’ prevedeva che il 60% dell’introito delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche dovesse essere corrisposto alle Province, ma la Corte Costituzionale ha stabilito che spetterà alle Regioni determinare tale percentuale. La legge regionale (che doveva essere approvata entro ottobre 2020) è di imminente approvazione, e deciderà la sorte dello sfruttamento idroelettrico per un periodo tra i 20 ei 40 anni a venire”: lo scrive Nome Officina Politica.
“Tanti, tra cittadini e politici, anche presso la Regione Lazio, ripetono che l’acqua sia l’oro blu, del nostro territorio. NOME Officina Politica cerca concretezza: dove ‘scorrono’ i soldi e le progettualità? Mettiamo in ordine alcuni fatti emersi da interviste e dichiarazioni di questi giorni. ERG, solo per la centrale di Cotilia, corrisponde alla Regione tra i 10 e i 15 milioni di Euro; circa 800.000 Euro sarebbero, invece, corrisposti da ACEA per la centrale di Salisano. Viste le ben 16 concessioni di grandi derivazioni idriche in provincia, riteniamo verosimile che la Regione Lazio incassi tra i 20 e i 25 milioni di Euro l’anno di concessioni da Rieti. A fronte di tali incassi per la Regione, ai 47 comuni del BIM (bacino imbrifero montano), vengono trasferiti in media circa 20.000 euro annui cadauno, oltre alcune migliaia di euro di sovracanoni direttamente corrisposti dal gestore; alcuni Comuni incassano alcune migliaia di euro per IMU relativa alle opere edili di pertinenza delle derivazioni idroelettriche (ad esempio, per Roccasinibalda, che ha la diga nel suo territorio, 18.000€/anno ). I Comuni interessati non hanno MAI ottenuto i ristori promessi dall’allagamento dei territori per la costruzione delle dighe ormai 80 anni fa. L’Ente Provincia che ha a bilancio un importo pari al 10% in aggiunta al canone concessorio, avrebbe anche diritto al ristoro del c.d. obbligo ittiogenico – circa €600.000,00 annui, che, però, non sono MAI stati incassati . Apprendiamo dal vicepresidente della Provincia Sebastiani che una richiesta, in tal senso, è attualmente “stoppata” dai ricorsi promossi dai concessionari al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche” scrive Nome.
“Numeri alla mano, analogamente alle riflessioni e analisi economico finanziarie già proposte nei mesi passati da NOME per la sanità, anche per lo sfruttamento idroelettrico a Rieti arrivano le briciole. E, ad aggravare la situazione, sono briciole che si disperdono in una distribuzione a pioggia e scoordinata tra bilanci comunali e provinciale. Né la Regione investe nella manutenzione dei fiumi in maniera proporzionata, a fronte di decine di milioni di euro di incassi: l’assessore regionale Alessandri in un recente intervista rende noto che nel 2020 sono stati avviati o conclusi (si badi, non “liquidati”) lavori sui corsi d’acqua per un importo pari a 1.307.084 euro. Trattandosi di lavori “avviati o conclusi”, la somma effettivamente liquidata ovvero spesa nel 2020, sarà ben inferiore. Numeri su cui riflettere alla luce degli allagamenti di queste settimane. Fatte queste premesse, andiamo a vedere cosa potrebbe fare la Regione Lazio per Rieti, anche in vista del riaffidamento della concessione delle dighe nel 2024 (e della legge in redazione in queste settimane). La legge regionale prevedrà le modalità di assegnazione delle concessioni (anche a società a capitale misto, o mediante forme di partenariato pubblico/privato) e le misure di compensazione ambientale e territoriale, anche a carattere finanziario: ad esempio, potrà disporre l’obbligo per i concessionari di fornire annualmente e gratuitamente alla Regione 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione, e destinarne una quota superiore al 50% a categorie di utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni. Ma soprattutto, come espresso nella sentenza della Corte Costituzionale, dovrà stabilire l’ammontare del canone da destinare alla Provincia: ci aspettiamo un ristoro congruo rispetto a decenni di mancata attenzione e di “incassi” alle spalle del territorio. Partiamo dal 60% previsto nel “DL Semplificazioni”. Abbiamo, quindi, verificato “dove” scorrono e dovrebbero scorrere i soldi; ma, nello spirito delle discussioni proposte da NOME, facciamo un passo avanti. Dove è la progettualità? Cosa fare con questi soldi? Ne parleremo a seguire” conclude Nome.
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