Il sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti e il consigliere Letizia Rosati, intendono ringraziare vivamente la Soprintendenza Archeologica, delle belle Arti ed il Paesaggio per l’attenzione dimostrata negli ultimi anni al patrimonio monumentale e architettonico della città ed in particolare verso la chiesa di Sant’Antonio abate che, abbandonata da circa cinquant’anni, conosce finalmente nuova vita.
L’amministrazione comunale, in ottemperanza al programma elettorale, ha messo in campo tutti gli sforzi affinché questo sito, nel cuore della città, recuperasse dignità con un progetto di riuso adeguato. L’appello lanciato ha trovato nei funzionari della Soprintendenza interlocutori sensibili e scrupolosi: dott.ssa Paola Refice, il Rup architetto Margherita Eichberg e Direttore dei lavori, architetto Federica Vitarelli. Alla prima tranche di 300.000 euro messa a disposizione dalla Soprintendenza, con i lavori iniziati nel mese di giugno, segue ora un secondo stralcio per un importo di ben 450.000.00 euro per il consolidamento strutturale delle murature verticali e delle volte dell’edificio.
“Comunico che la Regione sta intervenendo sull’immobile con piccoli lavori di manutenzione per fermare il degrado nell’attesa di un più organico e coerente recupero che segue gli abbattimenti del 2018 delle brutte e pericolose superfetazioni che si vedevano da Via Tancredi – ha dichiarato il Sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti – Da quel doveroso lavoro è nata una terrazza suggestiva nel centro cittadino. Ringrazio anche l’opera appassionata e attenta del FAI che, molto opportunamente, ha acceso i riflettori su questo bene, aprendolo alla città, con grande determinazione e in collaborazione con le scuole. Ringrazio, infine, tutti coloro che a vario titolo si stanno spendendo per ridare lustro a questa parte della nostra bella Rieti”.
“L’importante cifra di 750.000,00 euro – ha aggiunto il consigliere Letizia Rosati – evidenzia la bontà di una mia intuizione di diversi anni fa che si è tramutata in impegno amministrativo per un progetto civico, trasversale di rigenerazione urbana e restauro di un monumento altamente identitario benché dimenticato da troppo tempo. Tengo a sottolineare quanto sia stato prezioso il contributo del Ministero dei Beni culturali che ha fortemente collaborato con l’Università de l’Aquila e la Sapienza di Roma, facoltà di Ingegneria, per le indagini diagnostiche della chiesa e delle cripte su cui si appoggia. A seguito di questi copiosi sopralluoghi sono emersi tanti nuovi elementi di studio su tutta quell’area ma soprattutto il ritrovamento di resti scheletrici legati all’attività dell’ospedale nei secoli passati. Significativa anche la collaborazione della Regione, proprietaria dell’immobile, che ha sostenuto i costi dell’appena avvenuta sepoltura presso l’ossario comunale di quanto recuperato nelle cripte dell’edificio, come da disposizioni della Soprintendenza e della stessa Regione”.
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