(di Valentina Fabri) Da 75 mila euro nel 2019 a poco meno di 20 mila del 2020. Gli introiti per il Comune di Rieti relativi alla tassa di soggiorno si sono ridotti di un terzo. Colpa della pandemia che ha di fatto azzerato le presenze turistiche sul territorio. In pratica lo scorso anno, nonostante il pienone fatto registrare a luglio e agosto, si sono registrati oltre 13.500 arrivi in meno (- 38%). C’è da dire anche che lo scorso aprile la giunta Cicchetti approvò la sospensione del versamento per il primo trimestre, procrastinandola al luglio successivo. A dicembre 2019, il Comune aveva invece già approvato la riduzione della tassa per le attività ricettive portandola a un euro, rompendo con il passato quando erano in vigore varie aliquote, a seconda delle strutture, la maggior parte delle quali più alte rispetto alla nuova tariffa. Una riduzione frutto di un lungo lavoro condotto in sinergia con Federalberghi e il contributo di Confcommercio e che aveva come finalità quella di rendere la città turisticamente appetibile dal momento che la nuova tariffa poneva Rieti tra le città con l’aliquota più bassa del centro Italia. Tutto questo, però, accadeva prima della pandemia. Per buona pace degli albergatori e dello stesso Comune di Rieti.
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