(di Chiara Pallocci – da RietiLife Free Press) Nel pieno di una crisi di Governo, arrivata nel bel mezzo di una pandemia mondiale, tra un ritardo e l’altro di Pfizer-Biontech e AstraZeneca nella fornitura dei vaccini anti-covid, l’oro liquido dei giorni nostri, torna a farsi sempre più insistente la voce di un “Patentino d’immunità”. L’idea è dell’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato che già da qualche settimana ne ventila l’ipotesi come possibile lasciapassare, rilasciato dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino anti-covid (da vedere se pure a chi ha contratto il virus), per tornare a frequentare cinema, teatri, palestre o, ancora, per tornare a viaggiare.
Un incentivo, sicuramente, un passepartout che, però, mal si combinerebbe con l’articolo 32 della Costituzione, creando cittadini di serie A e di serie B: fino a quando (e se) il vaccino non sarà reso obbligatorio, potrebbe agevolare – negli spostamenti e nel tempo libero – solo coloro che si sono sottoposti alle due dosi, ricordando che, in questa prima fase, le fiale sono state riservate, senza appello, al personale sanitario. C’è un altro “ma”: per imporre l’obbligatorietà del vaccino anti-covid occorrerà, prima, riconoscerne l’efficacia e la validità, pratica che richiederebbe tempi più dilatati. “Saranno Governo e Parlamento – ha spiegato d’Amato a La Repubblica – a decidere come utilizzarlo”. La discussione attorno al tema è viva e avrà sviluppi. E magari emulatori.
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