Serrande abbassate dopo le diciotto per oltre 700 enoteche del Lazio con l’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm del 14 gennaio, che vieta dopo le ore 18, la vendita con asporto ai bar senza cucina ed a coloro che esercitano prevalentemente il commercio al dettaglio di bevande. ?
Un settore che nella nostra regione ha registrato una crescita di quasi il 13 per cento negli ultimi cinque anni. E Roma è seconda solo a Napoli ed è seguita da Milano per la presenza di enoteche, che nella Capitale, dove se ne contano oltre 500, sono aumentate del 24 per cento negli ultimi otto anni.
“Un provvedimento che si traduce in una ingiustificata disparità di trattamento nei confronti delle enoteche – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – dal momento che la vendita di vini resta consentita all’interno di supermercati e negozi alimentari”.
Fino al prossimo 5 marzo, infatti, sarà consentito acquistare vini anche dopo le 18 nella grande distribuzione e altri esercizi che non abbiano come codici Ateco prevalenti quelli ricadenti espressamente nel divieto. Restano esclude, però, le enoteche.
Un settore che ha subito ingenti perdite a causa della pandemia con la chiusura durante il lockdown del canale Horeca e le continue restrizioni.
Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè in Italia quasi 4 cantine su 10, pari al 39%, registrano un deciso calo del fatturato con l’allarme liquidità, che mette a rischio il futuro del vino italiano. La Coldiretti ha lanciato da subito l’allarme ed è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti, ma servono investimenti massicci e azioni volte a rilasciare la filiera.
“Nel Lazio abbiamo registrato una forte crescita della presenza di enoteche – conclude Granieri – un settore che offre opportunità professionali e inserimento lavorativo per molti giovani, che con passione e impegno si stanno dedicando a questa attività, investendo anche in termini di formazione e contribuendo a valorizzare e diffondere i nostri prodotti, che rappresentano una vera eccellenza. Una filiera che ha bisogno di essere sostenuta e non penalizzata, soprattutto a fronte delle gravi perdite subite nella pandemia a causa della chiusura durante il lockdown dei ristoranti, pub, bar, che ha comportato inevitabilmente un calo delle vendite e del fatturato”.
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