Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore.
Mi chiamo Claudio, ho 44 anni, e vivo a Rieti, il giorno 24 dicembre, comincio normalmente la mia giornata andando a fare colazione al bar, nonostante il senso del gusto non riesco a terminare il mio cornetto alla nutella buttandone purtroppo la metà. Proseguo normalmente la mia giornata e a ora di pranzo mi reco al solito bar dove preparano menù completi a prezzo politico, finisco il primo ma purtroppo non riesco a terminare il secondo e il contorno. Vivendo solo. aspetto l’orario di chiusura del supermercato che frequento regolarmente da diversi anni prima di rientrare a casa. Ad un certo punto. nervoso per non essere riuscito a terminare né la colazione né il menù. decido di rientrare a casa poco prima delle 19. Avendo mal di testa abbastanza forte, decido per scrupolo di misurare la temperatura. Subito vedo 39, chiamo il 118 e gli spiego la situazione, in pochi minuti arrivano, per correttezza mi misuro davanti a loro nuovamente la temperatura, il responso ovviamente non cambia. L’autista mi dice che purtroppo essendoci bisogno di letti sarebbe meglio visto che ho la possibilità di vivere solo fare le cure da casa. Io gli rispondo che in caso di chiamata e ripensandoci senza firmare la liberatoria sono giustamente passibile di denuncia per interruzione di pubblico servizio, e gli dico che se non mi ricovera davanti a lui faccio il 112 e lo denuncio per omissione di soccorso. Non se lo aspettava e dopo un momento decide di ricoverarmi, usando addirittura la sirena. Arrivato in ospedale mi lasciano alcune ore in pronto soccorso su una barella, giustamente iniziano a farmi domande per conoscere la mia storia. Mi chiedono se sono fumatore, non essendolo ovviamente gli dico di no, gli dico che da 11 anni a questa parte vado regolarmente in ospedale ogni 3 mesi esclusivamente per donare il sangue. A seguito di questa mia dichiarazione appena si libera un letto mi portano al quarto piano dove si trovano i reparti COVID 1 e 2, mettendomi direttamente al 1, mi dicono che il 2 è quello più serio perché vuol dire che ci vai o tramite la rianimazione d’urgenza polmonare, o tramite le malattie infettive, in attesa di stabilizzazione e successivamente essere spostato all’1 fino arrivare alle dimissioni.
Dal 26 dicembre per 5 giorni consecutivi contemporaneamente mi fanno una flebo antivirale e Tachipirina 1000 in vena per abbassare la temperatura, nel frattempo mi portano a fare precauzionalmente una tac pneumotoracica: viene rilevata una leggera sofferenza polmonare. Riportato presso la mia stanza cominciano a mettermi la mascherina con l’ossigeno e successivamente le cannule nelle narici, terminate le flebo e la Tachipirina 1000 gli faccio notare che per quanto riguarda le cure terminate e fatte, sicuramente ho visto i miglioramenti dato comunque che col saturimetro i valori erano sempre 98/99 quindi perfetti. Gli faccio invece notare che pur ovviamente apprezzando l’ossigeno, mi sento preso in giro perché gli dico che quando tolgo i dispositivi ovviamente per i pasti l’igiene orale e personale respiro normalmente come se non me lo avessero fatto. Convinco il dottor Marra che mi autorizza a restare senza l’ossigeno nei giorni del 5/6 gennaio in questi 2 giorni mi fanno 2 tamponi entrambi alle 6 del mattino, non si sa per quale motivo: l’esito del 5 non viene mai consegnato, e la sera alle 23:30 mi viene dato l’esito negativo dei 3 valori, bocca e narici e mi dichiarano dimesso per il primo pomeriggio del 7 gennaio. Mi faccio venire a prendere appena visto fisicamente il foglio delle dimissioni firmato. Torno a casa, riprendo la vita nella mia normalità, essendo dimesso dall’ospedale non ho dovuto aspettare 24 per il permesso a uscire che viene reso necessario quando si fa la quarantena fiduciaria domiciliare.
Ringrazio ovviamente per tutte le cure fatte facendo notare che è vero che giustamente si lavora per i soldi che mandano ovviamente il mondo avanti, però gli dico anche che positivamente ho visto una umanità, professionalità, senso del rispetto estremo e attenzioni non dovute veramente molto apprezzate, che non sono scontate. Termino questa mail con un grosso grazie per l’ottima assistenza che obiettivamente non mi aspettavo, e ovviamente ringrazio lei direttore per la sua gentile disponibilità nel potermi permettere di raccontare questi miei brutti 17 giorni di ricovero che mi hanno permesso di tornare alla mia normalità. Claudio Mutti
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