“Si chiude un anno difficile. Un anno caratterizzato dall’emergenza pandemica che ha messo a dura prova la tenuta del nostro sistema sanitario e della risposta pubblica in generale, allo stato di crisi venuto a determinarsi. Ma anche un anno che in un territorio complesso quale quello di Rieti e la sua Provincia, non è riuscito ancora a trovare quelle risposte utili ad una ripresa dello sviluppo economico, portatore di occupazione e stabilità sociale”: lo scrive Claudio Coltella di Cgil Rieti.
“Le infrastrutture rimangono l’elemento centrale sul quale avviare un ragionamento che possa parlare di sviluppo complessivo dell’intera area; nell’ultimo incontro avuto con la Regione Lazio sul tema è del 21 dicembre, dal quale emergono con chiarezza le opportunità, ma anche le difficoltà ed i nodi ancora da sciogliere, oltre a quanto la stessa Regione è riuscita a realizzare. Ad iniziare dai cantieri aperti, dai progetti in esecuzione ed ai progetti ultimati, ancora molto pochi e comunque non sufficienti ad un processo di riqualificazione di prospettiva dell’intero territorio” continua.
“Quello che ancora non emerge, secondo il nostro punto di vista, è una visione di insieme che metta a sistema l’intero territorio e che tenga dentro tutte le filiere produttive in un’ottica di sviluppo complessivo. L’anno che ci apprestiamo ad affrontare quindi, sarà un anno decisivo. I fondi europei del Next Generation EU, saranno determinanti per una vera rinascita dei territori, ma sarà altresì determinante la partecipazione ai tavoli di discussione delle Organizzazioni Sindacali, quali soggetti di rappresentanza sia del mondo del lavoro, sia dei diritti di cittadinanza. Dai primi approcci avuti con alcuni enti locali inerenti la costruzione del nuovo piano sociale di zona 2021-2023, stanno emergendo già i primi cambiamenti sociali determinati dalla conseguenza della pandemia: nuove povertà, disagio sociale, dipendenze, aumento di alcune patologie quale l’Alzheimer e l’autismo. Con questo contesto sociale dovremo confrontarci e costruire un nuovo modello di sviluppo che tenga in debito conto le fragilità sociali e le opportunità occupazionali, se tutti e tutte siamo convinti di voler uscire dalla crisi e ridare speranza alle future generazioni” conclude Coltella.
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