“Come mai i detenuti e le detenute non sono elencati tra le categorie prioritarie della campagna vaccinale contro il Covid-19?”. È la domanda che si pone il Portavoce dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Stefano Anastasìa.
“In questi mesi – prosegue Anastasìa – stanno vivendo la più dura delle carcerazioni, impediti in gran parte delle attività e dei contatti con l’esterno, finanche con i familiari che, quando va bene, possono vedere di persona una volta al mese e separati da una barriera di plexiglas. Il tutto per misure di prevenzione giustificate dal fatto che le carceri sono comunità chiuse in cui convivono centinaia, se non migliaia di persone, con seri rischi di rapida diffusione del virus in caso di contagio (e, purtroppo, se ne ha esperienza). Le carceri, si dice, sono come le Rsa. D’altronde – conclude Anastasìa – se l’età media è più bassa, la diffusione delle patologie pregresse è certamente importante e le condizioni igienico-sanitarie degli istituti di pena sono certamente peggiori di quelle delle Residenze sanitarie assistenziali”.
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