25 novembre 1960, questa la data dell’omicidio delle tre sorelle Mirabal. La stessa data che dal 1981 è stata scelta per ricordare la Giornata internazionale della violenza sulle donne, l’odioso fenomeno costituito dall’insieme dei maltrattamenti rivolti verso il genere femminile: dalle violenze fisiche a quelle sessuali, da quelle psicologiche a quelle “economiche”. Le prime due forme sono purtroppo maggiormente riconoscibili poiché lasciano tracce evidenti sulla vittima, mentre le restanti sono più subdole e non immediatamente manifeste, tanto da essere considerate “violenze fantasma”.
Nel corso degli anni in Italia e nel mondo sono sorti numerosi centri d’aiuto per le donne vittime di violenza, nonostante queste iniziative, il fenomeno non sembra ridursi, anzi, è in costante crescita.
Da alcuni studi condotti nel 2014 dall’ISTAT emerge che il 20,2% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni, hanno subito maltrattamenti fisici, mentre il 21% maltrattamenti sessuali. Oggi le percentuali sono in aumento e in particolare, nel periodo del lockdown, è cresciuto notevolmente il fenomeno poiché le vittime sono state obbligate a rimanere nelle proprie abitazioni insieme ai loro maltrattatori. È evidente che l’opinione pubblica, e prima di tutto le istituzioni, condannano la violenza in generale e ancor più quella contro le donne, così pure psicologici e sociologi si sono spesso espressi in merito, ma anche persone appartenenti al mondo dello spettacolo, come ad esempio i Nirvana, i quali hanno scritto “Polly”, una canzone che, nonostante il punto di vista narrato, quello dello stupratore, parla del tema e anche in modo cruento. L’influenza che questi personaggi hanno sui giovani è fortissima, infatti, anche grazie a loro, si è diffusa e si sta diffondendo, la conoscenza della violenza contro il genere femminile e la sua assoluta infondatezza.
In occasione del 25 Novembre, i ragazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Elena Principessa di Napoli” hanno riflettuto su questo fenomeno a partire dalle sollecitazioni e provocazioni del video prodotto dalla Polizia di Stato e diffuso dall’Ufficio Scolastico Territoriale. Nelle classi dove si è svolto il dibattito, una volta visto il video, c’è stata molta partecipazione e tutti sono arrivati alla conclusione che la violenza contro le donne è ingiustificabile, non ha alcun fondamento logico, in quanto offende mortalmente la dignità dell’essere umano, danneggia il suo stato psicologico e fisico. Non deve esistere nessuna differenza di genere capace di creare divisioni o svantaggi, ma solo reciproca ricchezza, la donna non dovrebbe mai ritrovarsi nella condizione di provare paura verso possibili violenze da parte dell’uomo. Le donne devono sentirsi libere di vestirsi come vogliono, e non sentirsi delle “provocatici” tanto da giustificare la violenza subìta, soprattutto hanno il diritto di esprimersi ed esprimere liberamente ciò che sono e che pensano. Coloro che commettono queste violenze appaiono forti, ma non deboli e vigliacchi, interiormente insicuri e psicologicamente immaturi e instabili. Basta con la violenza e la violenza contro le donne. (Progetto Reporter a Scuola – Braconi Sara, Grassi Francesco, Longhi Daniele, Shelumi, Manelli Federica e Marinetti Marco)
Foto: RietiLife ©