(r.l.) Dopo l’errore sulla positività di un tampone e il caso di omonimia che rende complicata la vita a una 35enne reatina, ci scrive un’altra lettrice, persuasa dall’inviarci una mail proprio dopo aver letto il caso precedente (leggi).
“Vorrei raccontarvi quello che mi è accaduto rispetto all’esito di un tampone mai fatto a mia figlia, ma di cui ho ricevuto la positività! Ho ricevuto la chiamata da parte della Asl di Rieti lo scorso sabato, durante la quale mi veniva appunto comunicata la positività di mia figlia ad un tampone che lei non ha mai fatto. Ovviamente ho chiesto spiegazioni e mi è stato risposto ‘Sicuramente c è stato un errore di omonimia‘. Ora la mia domanda è: se mia figlia in quel periodo avesse fatto il tampone e fossimo stati in attesa di risposta, avrebbero comunicato la positività a noi e lasciato infettare altre persone da chi realmente era positivo? Per non parlare della preoccupazione di un genitore… credo che le cose da rivedere siano molte”.
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