(di Christian Diociaiuti) “È un problema numerico: il Dpcm ha 21 parametri e se scatta il provvedimento lo fa in automatico, senza alcuna volontà”. Il consigliere regionale Fabio Refrigeri ricalca le parole dell’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato che aveva detto: “O cala l’Rt in 2 settimane, o rischiamo di diventare zona rossa”. Così Refrigeri rimarca: “Se riuscissimo almeno a stabilizzare in 15 giorni la curva con i comportamenti corretti, sarebbe già tanto. Significherebbe che le misure hanno funzionato. Lo spero per il Lazio e per l’Italia: siamo un decimo del Paese. D’Amato ha fatto bene a dire come stanno le cose: dipende tutto dalla struttura sanitaria ma anche dal rispetto delle regole. Che, come so, a Rieti vengono sempre osservate”. Anche se i numeri non sono confortanti, con oltre 1300 positivi attuali e un Rt a 1,47 (stando ai dati annunciati da Zingaretti una settimana fa, contro l’1,29 medio del Lazio): “Viterbo e Frosinone preoccupano e anche i dati di Rieti non sono bassi. Rispetto alla prima ondata i casi sono di più. Il covid è una presenza ingombrante che richiede massima allerta. Ci sono casi drammatici e io stesso ho visto morire persone che conoscevo, simboli della mia infanzia e adolescenza. Per fortuna molti positivi sono asintomatici o paucisintomatici”.
A proposito di positivi. Rieti dopo un momento di crisi a fine ottobre, sulla questione tamponi e referti è tornata in pari. Niente più code chilometriche e lunghe attese per i risultati: “A Rieti, nella prima fase, per i tamponi ci sono sempre voluti al massimo 2-3 giorni, anche grazie all’apertura di un laboratorio locale di cui rivendico la scelta fatta con Asl. A un certo punto il tracciamento è saltato, ma non solo a Rieti, in tutta Italia: ci sono stati 10 giorni con ritardi. Una crisi, mentre gli operatori hanno dato il massimo. Con capacità si è riusciti a recuperare, anche grazie all’arrivo del macchinario per l’analisi dei tamponi: trovare oggi attrezzature covid è complicato. È stato fatto un lavoro super per tornare in pari, anche con le comunicazioni. Macchinario, certo, ma pure le postazioni drive-in in giro per la provincia che hanno alleggerito il capoluogo. Un ringraziamento a tutti gli operatori, all’Ordine dei Medici che ha donato il camper per la postazione mobile”.
Ora, oltre a monitorare la curva, si aspetta il vaccino. Milioni di dosi sono attese già a gennaio in Italia. E il Lazio, con Rieti? “Lo Stato li acquisterà – spiega Refrigeri – e poi si vedrà spero quanto prima come ripartirli in base a province e categorie. Spero ci siano dosi per garantire una linea economica tollerabile al pari del contenimento del contagio”. Molte segnalazioni arrivano sui vaccini anti-influenza, che dovrebbero evitare il sommarsi della stagionale a quella da SarsCov2, ma che dopo una iniziale disponibilità, ora scarseggiano: “Il Lazio ne ha acquistati 2,4 milioni. Un milione è arrivato, a breve arrivano i restanti 1,4 milioni, con una distribuzione di 200mila a settimana per arrivare coperti a metà gennaio, picco dell’influenza stagionale. Senza contare un’altra gran novità legata al covid: l’accordo per i tamponi rapidi a farmacie che aderiranno e medici di famiglia”.
Salute ed economia. La stima del Corriere della Sera con Roma in zona gialla è di una perdita di 290 milioni. E se si allarga a tutto il Lazio, la cifra lievita: “Se dividiamo sanità ed economia non andiamo da nessuna parte. O affronti un tema e l’altro si modella, o non funziona nulla. È giusto quel che si sta facendo. E sono giusti i ristori che stanno arrivando ed arriveranno. Se qualcuno resta fermo, deve esser sostenuto. Certo, su questo fronte – dice ancora sul tema economico Refrigeri – ancora non ho capito perché a Rieti non si sia riuscito a trovare una struttura che potesse ospitare un albergo Covid. Non ho capito cosa accade in certe dinamiche. Comunque – conclude – speriamo in un Natale che possa consentire un minimo di circolazione dell’economia e un po’ di socialità e familiarità”. Un futuro, prossimo, che sta, soprattutto, nelle nostre mani.
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