Riceviamo e pubblichiamo la lettera di uno studente: si chiama Milo ed è affetto da autismo. Il tema della lettera inviata in redazione è la scuola e l’assistenza agli studenti in difficoltà; quegli studenti, dunque, che hanno bisogno di supporto per seguire le lezioni. Secondo Milo un sistema che non ha saputo riorganizzarsi nel dopo pandemia, dando priorità a chi è più in difficoltà ma ha grande voglia di imparare. Già altre volte abbiamo pubblicato le parole di Milo e della sua famiglia (leggi).
C’era una volta un brutto anatroccolo: la Scuola!
“Quanto sono lunghi sette mesi, mamma?”
“Sette mesi durano quanto basta per fare danni irreparabili allo sviluppo, alla socialità ed alla scolarizzazione infantile, ma non abbastanza per organizzare la riapertura delle scuola in sicurezza, Milo!”
Dal 4 marzo sono trascorsi sette mesi ed io, bambino autistico di seconda elementare, speravo di poter tornare al mio banco, con i miei compagni, con le misure di contenimento consone alla situazione sanitaria in atto, ma vedo che le criticità della mia scuola sono le stesse dello scorso anno, quando il CoViD era ancora sconosciuto, aggravate ancor di più dall’incapacità (od incuria???) di prendere decisioni straordinarie e dall’evanescenza di figure dirigenziali di riferimento con cui potersi relazionare in ambito scolastico. Andiamo con ordine!
Dopo una prima fase di smarrimento globale, in cui è comprensibile brancolare nel buio, si sono succeduti mesi di “vacanza”, probabilmente anche mentale, perché l’anno scolastico sarebbe finito comunque e… arrivederci a settembre! Perché preoccuparsi di quello successivo per tempo, in effetti?!
Il risultato è stato, peraltro dopo ulteriori 10 giorni di ritardo rispetto al calendario nazionale con il pretesto delle consultazioni elettorali, la riapertura delle scuole senza organico, senza sostegno ai bambini “speciali” e senza accesso per le terapiste esterne, senza pre-scuola e senza mensa, benché ci fossero rispettivamente insegnanti disoccupati, terapiste disponibili e procedure comunali prontissime da settimane per l’avvio del tempo pieno a piena funzionalità!
D’altro canto, però, abbiamo mascherine taglia XXL, che sul viso di un bambino sembrano bavagli, peraltro inutili nello scopo; abbiamo l’obbligo fobico di disinfettare le mani fino a sciogliere i primi tre strati di pelle; abbiamo ingressi diversificati, anche se siamo fratelli o se di pomeriggio giochiamo insieme o se viaggiamo sullo stesso scuola-bus; abbiamo collaboratori scolastici ansiogeni e impanicati dall’ultima nota genericamente divulgativa del Dirigente Scolastico, che suona più di scarico di responsabilità che di oculata gestione; abbiamo disposizioni secondo le quali le maestre dovrebbero tenere le risme di fogli per stampante ed i quaderni da correggere in quarantena, sperando che il virus sedimenti sull’ultimo foglio come in un decantatore enologico o evapori nell’aere, ma, di contro, portiamo a casa vaschette di frutta che hanno viaggiato per l’Italia, di mano in mano!!!
Io sono autistico, è vero, ed è quasi comprensibile che non abbia molto chiaro ciò che succede intorno a me, ma, visto che ho un alto funzionamento cognitivo, mi chiedo perché non abbiano previsto il recupero scolastico nei mesi estivi, quando il virus sembrava addormentato dal caldo, per lasciarci a casa in autunno, con le influenze stagionali già prevedibili; perché non abbiano organizzato l’accoglienza in orario anticipato per i genitori che, ora più che mai, sono costretti ad andare a lavorare (basterebbe che ciascuna maestra iniziasse un po’ prima il suo turno, sanando il suo debito di ore lavorative con la collettività!); perché non abbiano previsto per tempo l’assegnazione criteriata delle insegnanti di sostegno, pur sapendo da febbraio chi ne avrebbe necessitato; perché una fetta grandissima di docenti abbia rinunciato alla cattedra o abbia paura di tornare a scuola, nonostante le “vacanze” prolungate (a stipendio pieno!)… ma sopratutto, sono profondamente ferito nella dignità ogni volta che mamma scrive o chiama la Scuola per avere risposte e la Dirigente Scolastica non c’è mai e non risponde ad alcun contatto (benché abbia lei stessa caldeggiato i rapporti con le famiglie tramite mail o telefono!), mentre la referente del sostegno è addirittura costretta a negarsi perché non sa cosa dire!
Quando la vedo affranta e pensierosa, mamma mi dice che la Dirigente ricopre “solo l’incarico di reggenza” e l’Amministrazione del nostro Istituto non è il suo compito primario! Non so esattamente cosa voglia dire, ma mi domando: “perché non lo lascia fare a chi potrebbe garantire presenza e continuità costanti? …e comunque, perché non ha un Vice che possa supplire in sua assenza?”.
Per fortuna, il Comune ha previsto un aumento delle ore assegnate alla mia educatrice scolastica! Almeno lei può accompagnarmi in questa giungla ingarbugliata, nella quale non posso nemmeno contare su una maestra di sostegno specializzata o esperta nell’autismo, perché la Dirigente ha preferito assegnare l’unica di ruolo a qualcun altro! Mi auguro almeno che il bambino che le è stato assegnato ne abbia bisogno e diritto quanto me, altrimenti sarebbe uno spreco di risorse enorme, oltre che un danno incalcolabile al mio sviluppo!
Signor Provveditore agli Studi, immagino che nei periodici incontri che Lei tiene con i Dirigenti Scolastici della Provincia, Le venga riportato che va tutto bene, che tutto è sotto controllo ed egregiamente gestito, nonostante le difficoltà oggettive in cronaca! Mi dia retta, se mai leggerà queste righe: la verità è che, viceversa, le difficoltà oggettive sono egregiamente affrontate da noi bambini e dalle nostre famiglie, nonostante la latitanza gestionale della nostra Scuola, che inficia, vanificandole nei fatti, persino la solerzia e la piena disponibilità del Comune!
Il CoViD è solo l’ennesimo pretesto di lesioni cancerose… e, ahimè, non esiste chemioterapico.
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