“Mi ricordo con affetto, io che l’ho vissuto, la vigilatrice d’infanzia che era nelle scuole. Era colei che ti soccorreva, amorevolmente, per piccoli e grandi incidenti, controllava le vaccinazioni, poteva anche gestire le necessità patologiche di bambini e ragazzi. Il COVID poteva essere un occasione di strutturare gli infermieri nelle scuole, ampliando il servizio nelle scuole, depauperate, da anni, di uomini, mezzi, strumenti e strutture. Gli infermieri italiani, sempre più simbolo di una società civile che intravede in loro quell’impegno, quella concretezza, quella competenza e professionalità che li rendono destinatari dell’ammirazione e del riconoscimento sociale” ha detto il Sindacato degli Infermieri.
“So di colleghi impegnati, con successo, in percorsi formativi nelle scuole superiori, come nel caso di corsi di primo soccorso; con l’istituzione dell’infermiere a scuola, potrebbe trovare incremento e continuità nell’esecuzione. Io vedrei, molto bene le colleghe che seppur molto esperte, sono provate fisicamente da anni di corsia. Ma, considerata l’urgenza, stabilire graduatorie o altro sarebbe arduo, benché sappia di colleghe che ripetutamente, in questi anni, abbia presentato domanda all’ATI, senza mai essere prese in considerazione. Il 31.08.2020, con l’ordinanza Z00057, speranzosa, leggo dell’ordinanza della Regione Lazio: Individuazione di professionalità sanitarie per l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo dell’infezione di virus SARS – CoV – 2 nelle scuole e servizi educativi del Lazio” ha continuato il Sindacato.
“Nella Regione Lazio abbiamo una graduatoria recente, quella del Sant Andrea, dove “giacciono” numerosi infermieri, vogliosi di essere impegnati quanto prima. Tra l’altro la Regione Lazio, con le sue direttive dovute all’urgenza covid, ha lasciato a terra le neo mamme e le puerpere, benché vincitrici di un concorso, con la promessa che non sarebbero state espulse dalla graduatoria, …ma con la garanzia che prima o poi sarebbero state chiamate. Ora mi preoccupa leggere a pagina 7 della citata Gazzetta Regionale, che tali professionalità potranno essere acquisite anche attraverso la stipula di specifici contratti libero professionali e anche attraverso il previo utilizzo delle graduatorie delle procedure concorsuali già in corso di espletamento” ha ribadito il Sindacato.
“Conoscendo la “lungimiranza” della Regione Lazio e delle sue strutture sanitarie, mi chiedo se tecnicamente si autorizza l’ennesimo sfruttamento d’infermieri? Eredi di Florence Nightingale, i celebrati eroi, esternalizzati, sottopagati, potenzialmente esposti al COVID, che come nella fase critica, sono stati tra i primi ad essere coinvolti, ma ai quali non è stato riconosciuto alcun che. Mi chiedo, ma la Regione Lazio, non c’è la fa ad assumere professionisti sanitari, come gli infermieri, senza dover investire in procacciatori e/o intermediari? Spero di sbagliare, …e nel tal caso, m’impegno fin da ora a chiedere scusa” ha detto il Sindacato.
Per concludere: “Nursing Up, che ha apprezzato l’istituzione dell’infermiere di famiglia, come l’istituzione dell’infermiere a scuola, per i cui ruoli abbiamo manifestato, in ogni dove, il plauso, avrei voluto celebrare con più enfasi il su detto ruolo, …ma solo nel caso in cui vi sia un adeguata retribuzione ed inserimento in organico. Come Nursing Up abbiamo sempre contestato le assunzioni esternalizzate, dove spesso si celebra il caporalato, nel senso dei diritti negati, stipendi ampliamente discutibili ecc”.
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