“Domani per la Sabina Universitas è il giorno della verità. A scendere in campo al fianco di studenti e lavoratori l’Ugl Scuola provinciale e nazionale. L’assemblea dei soci si pronuncerà sul futuro del polo universitario reatino e dovrà dimostrare se c’è vero attaccamento al territorio”: lo dice lo stesso sindacati.
“La difesa di Rieti non può essere uno slogan – ha dichiarato la segretaria provinciale Ugl Scuola e Università – ma si deve tradurre in atti concreti e la destra cittadina che governa Comune e Provincia deve dimostrare che il futuro delle nuove generazioni si garantisce con un cambio di rotta rispetto agli errori fatti dalla Sinistra sulla Sabina Universitas. Il Polo Universitario deve diventare un centro di eccellenza che attragga investimenti e iscritti da tutta Italia. Servono partner e sponsor privati che si vanno ad aggiungere agli impegni pubblici. Vanno rivisti fabbisogni, pianta organica, corsi universitari e specializzazioni, altrimenti parliamo di aria fritta. Stupisce la posizione ambigua di tanti enti reatini che poi vogliono dettare legge sul presente e sul futuro della Sabina Universitas. Si scopre che fino a qualche tempo fa, ad esempio, la Asl non aveva mai posto come posta di bilancio la quota di investimento nella Sabina Universitas pur facendoci parte. E che dire dei quasi 800mila euro mai versati dalla Giunta Petrangeli? Vogliamo parlare dei vari Ordini Professionali che siedono tra i soci? Serve un nuovo piano industriale della Sabina Universitas non solo per garantire gli attuali posti di lavoro ma per accrescerli e poi serve un po’ di fantasia per essere competitivi sui territori, altrimenti il Polo Universitario di Rieti rischia di diventare la brutta copia di altri poli universitari in giro per l’Italia. Vogliamo vedere le carte, investimenti e impegni certi”. Sulla questione è intervenuta anche Ornella Cuzzupi, segretaria nazionale Ugl Scuola. “L’operazione salvataggio, da parte della politica e dei soci, è doverosa nei confronti di Rieti. E’ indubbio che per il rilancio del Consorzio occorrono progetti nuovi in quanto sia la ricerca che la cultura vanno sempre avanti. L’assunto tuttavia non pare essere scontato per tutti i soci della Sabina Universitas, tra cui la Fondazione Varrone, che non nasconde ambiguità rispetto ai progetti da individuare e pensa a strumenti alternativi di gestione, lasciando intendere di voler solo spariare le carte”.
“Data la situazione legata al Covid – hanno concluso Cuzzupi e Masotti – ci saranno diversi mesi utili per preparare al meglio il nuovo progetto di rilancio. Certamente il trasferimento a Palazzo Aluffi non è dietro l’angolo ma il nuovo corso di Centrodestra della Provincia, iniziato un anno e mezzo fa, ha mostrato di voler dare il proprio contributo. Intanto il presidente della Fondazione Varrone continua la sua linea dura mettendo in discussione il Consorzio come strumento di gestione del progetto universitario. Anche La Sapienza lo ha stoppato. A nulla è servito aver richiesto l’incontro col Rettore che gli ha mandato a dire a chiare lettere che La Sapienza vuole, come interlocutore la Sabina Universitas e non enti o fondazioni”.
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