“Nelle ultime ore è deflagrata la notizia secondo cui due procedure esecutive contro il Comune di Rieti, per il mancato pagamento di una cooperativa, hanno portato al pignoramento del patrimonio immobiliare del Comune, che verrebbe quindi adesso messo all’asta”: lo scrive il deputato reatino, Alessandro Fusacchia.
“Non solo la sede della Polizia municipale in via della Foresta, il piano terra della sede comunale, l’ex mercato coperto, la sede dell’ASM di via Tancia, il magazzino comunale presso l’ex mattatoio, un appartamento a Roma, o l’ex scuola di Poggio Perugino. Stiamo parlando anche della biblioteca Paroniana, del complesso di San Fabiano in via San Francesco, dell’ex monastero di San Benedetto, di parti del Teatro Flavio Vespasiano tra cui l’attuale botteghino e la Sala degli specchi. Avete capito bene. Venduti. All’asta” dice Fusacchia.
“Sappiamo tutti che il Comune di Rieti è in difficoltà finanziaria non da oggi, come è evidente che quando si arriva ad un punto come questo ci sono vicissitudini che vanno indietro nel tempo. Ma non c’è alcuna giustificazione che un Sindaco e una Giunta in carica da 3 anni possano accampare per averci portato a questo punto: anche solo nella migliore delle ipotesi, la vicenda dimostra la più totale incapacità della destra di governare la città. Le reatine e i reatini non meritano un’umiliazione come questa. Il danno è incalcolabile, e il Sindaco deve dimettersi. Le opposizioni sono giustamente insorte, anche perché la questione non è mai stata portata in Consiglio comunale – e questa opacità è un fatto grave, che racconta un modo approssimativo di fare e tirare a campare. Non basta dire, come il Sindaco ha fatto oggi sulla stampa, che pagherà. Non basta più. C’è un detto inglese che dice “troppo poco, troppo tardi”. Questa Giunta deve andare a casa, prima che le ultime cose a restare nella disponibilità del Comune siano le sedie su cui sono seduti. Tra incapacità e ignavia, la città si perde un pezzo del suo patrimonio storico e culturale. Gli stessi che ogni giorno si riempiono la bocca sull’«identità» di Rieti, quest’identità sono stati capaci solo di farla finire all’asta. Nel frattempo con tutti gli altri dobbiamo capire – facendo appello alle forze vive che ancora (r)esistono a Rieti, e ammesso che non sia irrimediabilmente tardi – come scongiurare che la città perda questi pezzi del suo patrimonio storico e culturale; come evitare che continuando così la città ci scivoli completamente di mano” chiude Fusacchia.
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