Alessio Angelucci, consigliere provinciale di opposizione, ha redatto una lettera aperta sulla questione del teatro.
“Il Teatro Vespasiano non è semplicemente il Teatro di Rieti. È il punto di fusione tra le passioni e le speranze di un’intera comunità. Vive al suo interno una storia incredibile che ha visto la convivenza dei nomi più altisonanti della cultura internazionale, con i più piccoli e semplici della gloriosa tradizione dialettale. Un Teatro dunque ‘aperto” ad ogni esperienza, un Teatro ‘del popolo’ nel senso più profondo. Miglior acustica d’Italia per Uto Ughi e migliore nel Mondo per Bruno Cagli. Un primato che doveva essere oltre che un vanto, anche una risorsa per tutta la Città. I sigilli apposti in questi giorni sono molto più che una vicenda giudiziaria come tante in questo Paese, sono il segno di una Comunità che non riesce più neanche a sognare. Non voglio scavare ora sulle responsabilità, per questo c’è la Magistratura, voglio solo sottolineare l’impatto emotivo che questa situazione sta creando nell’intimo di molti Reatini. Quel sipario che si apre, permette ogni volta a tanti di noi di non pensare, di guardare oltre, si sentirsi attaccati ad una storia che è fuori dalla storia e, non di rado, ci permette di tornare a credere nelle nostre potenzialità. Quando Diario Nerici pronunciò nel Settembre del 1949, le prime parole in dialetto Reatino mai pronunciate prima su quelle tavole: ‘è renuta la cane?’ ci fu un’ovazione da parte da parte del pubblico. Il linguaggio vero e semplice di tutti i giorni, era diventato un’arte. Pensate quindi, quanto sia stretto il legame tra questo Teatro e il suo Popolo. Ogni epoca ha visto la necessità di adeguare man mano la struttura, le leggi cambiano e occorre rispettarle. Oggi sappiamo che per goderne appieno, non è più sufficiente andare “in deroga” ma occorre “fare” ciò che viene prescritto. È cambiato un mondo e noi siamo sempre stati un passo dietro. Voglio dunque sperare e credere che sia stato tutto un malinteso e che presto, prestissimo, mostrando le carte, si potrà riaprire avendo ottemperato a quanto necessario, nel frattempo però, non scateniamo una guerra tra Istituzioni, Rieti non può permettersi anche questa sconfitta. Chiedo alla politica locale di agire e a quella nazionale, se proprio deve parlare, di usare la sua forza per unire e non per dividere. Quando ad una Città togli anche la speranza di sognare con l’arte, le lasci solo la disperazione di guardare la realtà”.
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