“Da lunedì 4 maggio è ufficialmente partita la Fase 2 con allentamento del “Lockdown”. Sappiamo che non è un ” tana libera tutti” e che non dobbiamo abbassare la guardia per non vanificare gli sforzi fatti fino ad adesso. La curva epidemiologica è , a livello nazionale/ regionale / provinciale, in decrescita . La provincia di Rieti ha avuto, il 4.9% dei contagiati su base regionale a fronte di una popolazione pari al 2.64% ( di quella totale regionale ). Dunque questo territorio provinciale è quello che, tra le province del Lazio, ha registrato il più alto numero di contagiati ( da COVID-19)” ha detto il Coordinamento Salute Rieti.
Per continuare: “L’Asl Ri afferma che questi numeri non sono del tutto corretti; che adesso siamo tutti diventati ” pseudo-epidemiologi”; che se ci si ammala e si muore di più in questa provincia è perchè è la più vecchia del Lazio e che non bisogna pensare che le misure di contrasto al contagio messe in piedi dalle strutture sanitarie non siano state tempestive et appropriate . Valuteremo il tutto, dopo, a bocce ferme ; intanto, prendiamo atto che la Dirigenza sanitaria ha dato ad uno studio legale esterno, un incarico annuale per ” Supporto , assistenza e consulenza legale per problematiche connesse all’emergenza COVID-19″ ( delibera n° 426 del 28 aprile ) ; per carità ! l’atto è pienamente legittimo; però, ci sembra, dato il periodo che stiamo vivendo , veramente inopportuno e comunque indica un certo “nervosismo” ai piani alti della dirigenza”
“Come, secondo noi, sempre un certo ” nervosismo” viene fuori dal tono dei comunicati dell’asp che tacciano tutti coloro che si permettono di formulare una qualche critica o dissenso alla dirigenza , di essere, come minimo, “non adeguati” e non all’altezza di fare un qualsivoglia appunto.. Comunque, polemiche a parte, il mantenimento di questa apertura ( Fase 2) è legato alla capacità di mantenere, almeno ai livelli attuali o di poco superiori, il Rischio di contagio ( Rt) . Per fare questo, come indicato dal Decreto Speranza ( allegato 10 all’ultimo DPCM) , bisogno assolutamente fare : A) stretto monitoraggio dell’andamento della trasmissione del virus sul territorio nazionale; B) identificazione precoce dei contagiati tramite tamponi; C) la ricerca di tutti i contatti dei contagiati ( contact-tracing) cui devono essere fatti subito i tamponi ( è quello che è stato fatto nella cittadina di Vò , in Veneto e che ha permesso, in questa regione , che non esplodesse il contagio come in Lombardia ); D) il monitoraggio dei quarantenati; E) avere un corretto rapporto tra assistenza primaria et assistenza in regime di ricovero etc. Tutto questo onde permettere il controllo dell’infezione ed impedire il sovraccarico dei servizi sanitari con tenuta del SSN” ha ribadito il Coordinamento Salute Rieti.
“A scadenza determinata , verrà valutato il trend dell’epidemia e, nel caso di rialzo di Rt ( indice di contagio) a valori pari o superiori ad 1, scatta l’alert e il ritorno a lockdown ( fase 1). Perchè questo complesso sistema funzioni ci deve essere, da una parte la popolazione che deve continuare a rispettare le regole di distanziamento sociale, igieniche, usare la mascherina etc ; ma, dall’altra parte, ci deve essere una riorganizzazione dei sistemi sanitari del territorio e, in questo , le ASL locali, devono fare in pieno la loro parte . In una riunione tenuta pochi giorni fa, presso la Prefettura di Rieti, è risultato che dall’ 11 marzo al 3 maggio , vi sono stati controlli su 34.563persone e su 14.658 esercizi commerciali e sono state elevate solo 803 sanzioni; tutto questo a testimonianza di un responsabile comportamento della popolazione locale” hs detto il Coordinamento Salute di Rieti.
“Ed allora, poichè tutti devono fare la loro parte , siamo qui a chiedere se la nostra ASL abbiamo provveduto ha: reperire sufficiente quantità di DIP per tutti i suoi operatori; reperire una quantità sufficiente di tamponi. E adesso dobbiamo riprendere un vecchio argomento; per la diagnosi molecolare sui tamponi, la regione Lazio ha individuato un certo numero di laboratori; la maggioranza nei grossi presidi ospedalieri di Roma poi, l’ospedale ” Spazziani” di Frosinone, l’ospedale Belcolle di Viterbo , il SM Goretti di Latina, il PO Ercole de Santis di Genzano (RM). Il laboratorio dell’ospedale De Lellis di Rieti non è stato assolutamente considerato. Qualcuno potrebbe pensare: ma dov’è la novità. Però, in una situazione simile, in cui il fattore tempo è importantissimo, e noi abbiamo un laboratorio certificato, con professionalità validissime che, per funzionare, ha sì bisogno di alcuni macchinari ma che possono essere prontamente reperiti , non si capisce il comportamento della regione che, insiste ( nonostante impegni presi, nonostante vi sia stato un quasi sollevamento popolare con le 19.000 firme raccolte dal CDS in circa 1 mese, nel 2019 ) nel declassamento di questa struttura” ha tuonato il Coordinamento.
E ancora: “Chiediamo dunque alla nostra DG di pretendere che anche il nostro laboratorio sia autorizzato a processare i tamponi e pertanto fornito della strumentazione necessaria. Girano dichiarazioni, sulla stampa locale, da parte di alcuni rappresentanti politici che , anche a Rieti , tra 1 mese circa, potranno essere lavorati i tamponi; non è che non ci fidiamo ma , l’esperienza che abbiamo avuto, ci rende un pochino ” diffidenti” e vogliamo i fatti ; le parole non ci bastano più. Dato che siamo in argomento, vorremmo avere conferma che, presso il laboratorio dell’ospedale de Lellis, dovrebbe partire da lunedì 11 maggio, , come in tutto il Lazio, l’effettuazione dei test sierologici che fanno parte di quella indagine di sieroprevalenza nazionale , che verranno eseguiti prioritariamente agli operatori sanitari, agli operatori delle ditte operanti presso le strutture ospedaliere, a tutte le forze dell’Ordine e presso tutte le comunità ristrette”.
Per concludere: “Ed ancora; si è provveduto ad organizzare il personale per il “contact-tracing” o , detto in italico idioma, “lndagine epidemiologica ” sui contatti avuti nei giorni precedenti dei soggetti positivi al tampone? Per tutti coloro per cui è prevista una ” Quarantena” , nell’ ipotesi che la stessa non possa essere fatta presso il proprio domicilio , sono stati individuati luoghi alternativi? Sono state costituite le USCA? Si tratta delle – Unità speciali di Continuità Assistenziale ( DL 14 del 9 marzo 2020- art. 8 – comma 1 ) . Queste unità garantiscono la gestione domiciliare dei paz. affetti da infezione che non necessitano di ricovero ospedaliero; le USCA lavorano in stretto rapporto con i medici di famiglia ed i pediatri di base. Siamo curiosi di sapere se , da qualche parte, in questa ASL, sia presente ed operativo il C.I.O. ( Comitato di Controllo delle Infezioni Ospedaliere)”.
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