Coldiretti Lazio plaude ai caseifici della nostra regione che non stanno speculando sull’emergenza covid-19, decidendo di non variare il prezzo del latte ovino, a differenza di quelli toscani.
“Sono altri i problemi da affrontare nella nostra regione per quanto riguarda la filiera lattiero casearia del settore ovino – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – e tra questi non troviamo certamente il prezzo del latte, almeno non nel Lazio. Quello che avevamo già chiesto in passato, e contestualmente al verificarsi dell’emergenza sanitaria, è l’attivazione di un tavolo sulle speculazioni che stanno mettendo in atto alcuni caseifici toscani, ma non laziali, ai quali rivolgiamo invece il nostro plauso per lo sforzo che stanno facendo nel sostenere la filiera”. E aggiunge: “Sarebbe utile che le istituzioni e in particolar modo la regione – afferma Granieri – sostenessero la filiera con due misure ad hoc: aiutare gli allevatori con una integrazione del piano di sviluppo rurale sul benessere animale e con una misura per i caseifici finalizzata a sostenere il congelamento del latte, in modo da prolungarne il tempo di lavorazione. E’ opportuno vigilare sulle misure dell’agrindustria, affinché siano realmente destinate a chi non specula”.
Coldiretti Lazio, già nelle scorse settimane aveva chiesto l’attivazione di un tavolo e si è schierata subito con gli allevatori, sostenendoli con diverse iniziative e in accordo con le forze dell’Ordine, è stato anche costruito un sistema di raccolta dati, finalizzato a smascherare eventuali speculazioni sui diversi settori, che sta dando i primi risultati nel Lazio, regione peraltro penalizzata dal mancato riconoscimento del marchio DOP per il Cacio Romano.
Una richiesta da troppo tempo ferma sui Tavoli ministeriali, che favorirebbe lo sviluppo del sistema zootecnico laziale, consentendo così l’utilizzo di una quota significativa di latte ovino, per la realizzazione di un prodotto di grande distintività e competitività sul mercato. Così come occorre una distintività del pecorino romano Dop laziale da quello prodotto in Sardegna.
“I grandi problemi della filiera del latte nel Lazio – conclude il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – dipendono soprattutto dai caseifici della Toscana, che stanno avendo un comportamento speculativo ingiustificato, mettendo peraltro sul mercato il pecorino toscano Dop e altri prodotti che hanno una forte connotazione territoriale, con un alto valore aggiunto, che essendo un prodotto stagionato può essere stoccato e trovare nel tempo il suo posto nel mercato”.
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