(dal Corriere.it) Una storia di solitudine e di dimenticanza. Di distacco totale dal mondo, in tempi di connessione permanente. Quando i carabinieri hanno forzato l’uscio della sua casa di montagna, hanno provato un misto di incredulità e commozione: il maestro di sci Furio Lescarini, romano d’origine, trentino d’adozione e residente in Abruzzo, conosciuto e apprezzato sulle piste innevate di mezza Italia, doveva essere morto da parecchi mesi. Il corpo era quasi mummificato, i bei lineamenti del volto stravolti. Sul tavolino alcune boccette di farmaci. Odore acre, silenzio di morte in tutto le stanze. Ecco dov’era finito, lo sventurato Furio: 61 anni, uomo e atleta da imitare e ammirare mentre faceva le «serpentine» sulla neve, ma al di fuori delle piste malinconicamente solo. Nessuno lo aveva cercato perlomeno dalla scorsa estate. Neanche nel posto più logico: la sua abitazione.
Il ritrovamento del cadavere è stato conseguenza indiretta dell’esplosione del coronavirus. Furio Lescarini non era sposato, aveva perduto entrambi i genitori ed era figlio unico. Non aveva neanche un profilo su Fb, e questo dettaglio pesa, nella storia della sua dimenticanza. La scorsa estate, conclusa l’ultima stagione da maestro di sci a Folgarida, in Trentino, aveva infilato l’equipaggiamento in macchina e se ne era tornato nella casa di Roccacerro, minuscola frazione di Tagliacozzo, in provincia de L’Aquila, che aveva scelto come «buen retiro» per gli anni del riposo. A 1.200 metri di quota non avrebbe avuto nostalgia delle montagne del Nord, o del Terminillo, o delle piste abruzzesi dove aveva insegnato per una vita. E poi una sciatina, negli impianti più vicini, avrebbe sempre potuto farsela.
Dunque era rientrato in Abruzzo – secondo il medico legale «circa 11 mesi fa», come evidenziato dalle condizioni del cadavere – e, dalla scorsa primavera, nessuno ha avuto contatti con lui. Né un vicino, un pensionato, un pastore tra i 50-60 abitanti di Roccacerro, segno che nessuno l’aveva visto rientrare. Forse Fulvio era tornato da Folgarida a sera inoltrata, dopo un lungo viaggio, e nessuno ci aveva fatto caso. Né aveva sentito i parenti meno stretti, con i quali non aveva consuetudine. Fatto è che sono passate le settimane, i mesi, le feste di Natale 2019 e l’inizio 2020, prima di piombare, a febbraio, nell’incubo-pandemia. È stato così che un amico di vecchia data, dopo aver provato a sentirlo per chiedergli come se la passava, alla terza o quarta chiamata a vuoto, con il telefonino spento, ha cominciato a insospettirsi. Qualche settimana fa si è quindi deciso a presentare denuncia, con la quasi certezza che gli fosse accaduto qualcosa. E infine, dopo un ulteriore sollecito alle forze dell’ordine, in queste ore si è giunti alla macabra scoperta.
I carabinieri di Tagliacozzo hanno dovuto sfondare la porta. Le condizioni del corpo mummificato hanno reso necessario l’intervento di una ditta specializzata. Come da prassi, la Procura di Avezzano ha aperto un’inchiesta: la pm Lara Seccacini è chiamata a fare luce sulle cause della morte. Ma un paio di ipotesi, dopo una premessa mesta, è lo stesso sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, a farle: «A volte qualcosa non funziona anche nelle comunità più piccole come le nostre… e allora è possibile che accada di dimenticare… di non accorgersi… L’ultima volta che a Roccacerro si era visto in giro Furio Lescarini è stato esattamente un anno fa: a Pasqua 2019. Poi nulla più… quindi, a distanza di dodici mesi, la triste scoperta… Non sappiamo se per morte naturale o magari per suicidio. Quello che sappiamo è che resta di lui un ricordo affettuoso e triste». Una sconnessione dal mondo assoluta, irrimediabile. La totale assenza di relazioni sociali al tempo dei social. Il sindaco ha comunicato il suo cordoglio su Fb e chi può dirlo cosa sarebbe successo, se Furio avesse avuto un profilo… «Un uomo che in tanti hanno conosciuto e apprezzato per le sue qualità di sportivo amante della montagna e di persona onesta, buona è morto da solo – ha proseguito il primo cittadino – chissà quanti mesi fa… Il rammarico della comunità di Roccacerro è grande come il loro cuore: saranno i roccatani ad offrire un decoroso funerale e una degna sepoltura a Furio».
Foto: CdS ©