Lettera della Cgil alla Asl di Rieti. Una missiva del 4 aprile scorso e di cui RietiLife è venuta in possesso oggi, 6 aprile. La lettera aperta ha come oggetto “Effettuazione tamponi (faringeo/cavità orale-nasali) per la ricerca del virus COVID-2019” e il sindacato, con le firme di Antonio Beccarini della Fp Asl Cgil e di Giacinto Di Gianfilippo della Fp Cgil Dirigenza, ha espresso “la sentita preoccupazione circa le modalità di esecuzione all’interno del Dipartimento di Prevenzione, dei tamponi effettuati sui dipendenti al fine di riscontrare l’eventuale positività al Covid 19”.
“Siamo venuti a conoscenza che da oltre un mese, la task force, impiegata nell’esecuzione dei suddetti tamponi, espleta la propria attività in modo improprio, violando ogni principio di rispetto della salute e della sicurezza dei lavoratori, esponendoli ad un rischio emergente ed interferente legato allo svolgimento di procedure a potenziale rischio biologico – scrive Cgil – È utile fare delle precisazioni in merito, il tampone in questione, viene eseguito dagli operatori sanitari presso un corridoio di transito ubicato al primo piano, precisamente davanti agli uffici del Direttore del Dipartimento e del Dott. Gianluca Fovi, ed in prossimità dell’erogatore automatico di bevande ed altri alimenti, dunque un ambiente di lavoro non adeguato allo svolgimento della procedura suddetta”.
“Tali tamponi vengono eseguiti sia a carico dell’utenza esterna a domicilio sia all’interno del Dipartimento di Prevenzione agli operatori che afferiscono alla task force (tra di loro), che agli altri dipendenti aziendali considerati potenziali veicoli di infezione al fine di rendere esecutiva la Sorveglianza Attiva – aggiunge Cgil – La prima inadempienza che vogliamo segnalare è il luogo di esecuzione dei tamponi, non essendo un ambulatorio è carente di idonei ricambi d’aria, di un lavabo per il lavaggio delle mani e di una poltrona o lettino in caso di necessità. La seconda inadempienza è quella in materia di privacy per gli operatori aziendali che vengono sottoposti a tampone e che facilmente riconosciuti da tutti coloro che accedono agli uffici del primo piano”.
“La seconda inadempienza riguarda i rischi interferenti, art. 26. Dlgs. 81/08 e s.m.i., il dipendente soggetto ad analisi viene esaminato in un corridoio dove necessariamente transitano i dipendenti degli uffici che sono collocati presso lo stesso. Nel corridoio vengono stoccati i raccoglitori utilizzati per il materiale potenzialmente infetto, il tavolino che funge da appoggio per il materiale sanitario e in fila si ritrovano i colleghi che vengono sottoposti ad analisi. Tale gravosa interferenza fa venire meno il principio fondante del Decreto ‘Cura Italia’, nonché della Medicina del Lavoro che prevede come principale misura di prevenzione generale la riduzione dei lavoratori potenzialmente esposti in questo caso ad agenti biologici (COVID 19)” scrivono Beccarini e Di Gianfilippo.
“Tutto ciò è davvero da terzo mondo, lo potevamo comprendere all’inizio dell’emergenza dove tutto è stato comunque affrontato come meglio si poteva ma da allora sono state emanate circolari, decreti, linee guida dall’Istituto Superiore di Sanità che ci indirizzano su misure ben precise da adottare per contenere il virus COVID 19 – aggiungono i sindacati – lo stesso vale per le notizie di tipo scientifico che escono man mano che si studia sempre più approfonditamente il virus e che vengono diffuse a organo di stampa e quant’altro a tutta la popolazione al fine di far comprendere la facilità di trasmissione del COVID 19 (distanza tra le persone, droplet, aria e superfici ecc…). Per i motivi sopra descritti, si può affermare che vi è una palese promiscuità delle attività che riguardano i dipendenti del Dipartimento di Prevenzione, i dipendenti sottoposti a tampone e la task force che opera negli stessi ambienti. A tal fine la scrivente organizzazione sindacale chiede una immediata risoluzione dell’interferenza con una nuova organizzazione del lavoro finalizzata al rispetto della privacy per gli operatori soggetti ad analisi e la tutela della salute e della sicurezza degli altri dipendenti del Dipartimento di Prevenzione. Diversamente la scrivente, per il ruolo che gli è proprio, agirà nelle opportune sedi a tutela e rispetto dei diritti e tutele a sostegno dei lavoratori” conclude Cgil.
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