(di Matteo Dionisi) “Siamo preoccupati per la stagione”. Le parole sono di Fabio Tondi, molisano di 23 anni e portiere del Real Rieti, arrivato in amarantoceleste lo scorso 3 dicembre insieme al suo compagno di reparto Tornatore. Il campionato di futsal è fermo ai box e all’orizzonte – almeno per il momento – non si vede la luce della speranza che possa rimettere in moto tutto il sistema. Neanche il Presidente Montemurro (leggi) con una lettera ai club di A, ha potuto dare rassicurazioni su quello che sta accadendo, ma solo un consiglio: “È doveroso attenerci tutti alle indicazioni e alle prescrizioni che possono farci uscire il prima possibile da questa situazione” queste le sue parole.
A RietiLife, Tondi ha parlato del problema principale che ha colpito l’Italia e anche sulla conclusione della stagione.
Tondi buon pomeriggio. Iniziamo dal Real: insieme ai suoi colleghi quanto siete preoccupati per il prosieguo della stagione?
“Siamo preoccupati tutti, ma allo stesso tempo pensavamo che i primi di aprile potevamo tornare ad allenarci e poi riiniziare il campionato. Purtroppo la situazione si è aggravata e adesso iniziamo ad avere qualche dubbio se si potrà ricominciare e soprattutto quando”.
Condividere lo spogliatoio e gli allenamenti insieme a tutta la squadra quanto le mancano?
“Tanto, forse anche troppo. Lo spogliatoio alla fine diventa la tua seconda famiglia, ci si vede tutti i giorni per gli allenamenti. Oltre che a mancare il campo, anche il rapporto con la squadra inizia a mancare: noi viviamo per il calcio a 5”.
Passiamo al tema di attualità, ovvero il coronavirus. Per voi atleti com’è passare la quarantena in casa?
“E’ molto difficile. Noi giocatori siamo abituati ad un continuo movimento, a tenere il corpo e la mente allenati. Lo stare a casa è un po’ come stare “chiusi in gabbia”: non possiamo fare nulla, a parte allenarci singolarmente ma non è la stessa cosa”.
Questa assenza dal campo può avere un contraccolpo psicologico negativo?
“Fare previsioni è difficile. Staccare la spina non è facile, soprattutto per noi che venivamo da un periodo straordinario. Non è facile, sia mentalmente che fisicamente e tutto dipenderà dai tempi che ci concederanno per riprendere”.
Una fine del campionato ci sarà secondo lei?
“Qualche giorno fa sentendo gli addetti ai lavori, si pensava che si riiniziasse, ora magari c’è un po’ di scetticismo ma le cariche del futsal hanno espresso la volontà di andare avanti e chiudere il campionato. Anche perché se tutto finisse ora, i nostri sforzi non sarebbe valsi a nulla”.
A voi professionisti in questo momento di emergenza vi è negata l’attività agonistica. Ci sono però persone che nonostante le disposizioni del Governo, si ostinano ad andare fuori. Che idea si è fatto di quello che sta succedendo?
“Purtroppo credo che siamo arrivati a questa situazione la colpa è anche nostra. Delle 20mila persone che sono scene dal nord al sud in preda al panico, penso che all’inizio ci sia stato molto menefreghismo e superficialità sulle regole. Abbiamo superato i morti della Cina e quello che abbiamo fatto lo spiega: loro hanno rispettato il loro Governo e ne sono quasi usciti. Le persone che vanno a correre in giro, credo che non si rendono conto della situazione reale”.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©