Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice.
Fiumi di parole, decreti che si rincorrono ed una comunicazione istituzione che forse tutto è stata tranne che impeccabile finendo talvolta per generare effetti contrari a quelli che si proponeva. Sì, si può dire che siamo confusi. Confusi ed arrabbiati perché oltretutto, i decreti che portano ordinanze sempre più restrittive, limitano la nostra libertà. E per noi questo, abituati a sventolare tale diritto garantito costituzionalmente, è un sopruso. Ma proviamo a leggere la cosa diversamente, a recepire il giusto e non quello che ci fa comodo. Capisco che per molti non potere uscire a fare una comminata sia come una sorta di “confino”; provate però a pensare che la vostra esigenza potrebbe essere la stessa di molti altri! E quindi un’ azione che all’apparenza sembrerebbe innocua, potrebbe scatenare effetti “devastanti”! Non siete i soli a rinunciare a qualcosa! I medici, il fiore all’occhiello di questi giorni tristi, rinchiusi negli ospedali, massacrati da turni che vanno ben oltre il consueto, oppressi da mascherine, guanti, tute ed assuefatti all’odore dei disinfettanti: quanto ne avrebbero loro bisogno di fare una passeggiata?!? Eppure sono in corsia e lavorano ostinatamente contro il tempo e contro tutto per salvare vite! Vanno avanti, a testa bassa! Loro di passeggiare non possono neanche pensarlo!Personalmente ho trovato molto umiliante, per la nostra dignità, l’aver portato l’autorità a pronunciarsi in modo così evidentemente coercitivo.
Un popolo maturo avrebbe capito da se la cosa giusta da fare. Un popolo che si da appuntamento, da un estremo all’altro della penisola, per cantare l’Inno Nazionale in una sorta di “rito apotropaico” e poi si riversa nelle strade, nei parchi, sul lungo mare e sulle ciclabili, sembra voler dare più un esempio di folclore che non di responsabilità! E mi spiace che per colpa di molti anche quei pochi che usavano “la passeggiata” come cura vera e reale dell’anima e del corpo (prescrizioni mediche) abbiano dovuto rinunciarci, in toto o parzialmente! Mettiamoci davanti ad uno specchio e a “quattrocchi” con noi stessi, imponiamoci di fare ció che è giusto! E facciamolo non perché ci sia qualcuno che ce lo sta ordinando ma perché è un NOSTRO DOVERE MORALE. Se oggi sapremo essere più severi con noi stessi, domani, forse, torneremo a respirare liberi di sconfinare verso infiniti orizzonti! (Ilaria Adriani)
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