(ma. gri.) In questi giorni in cui l’epidemia è diventata una pandemia siamo tutti chiusi in casa e Facebook è diventato per molti un diario quotidiano su cui esprimere i propri pensieri e stati d’animo e condividerli con gli amici: un modo come un altro per sentirsi più vicini anche a distanza.
Sono tanti i post e le testimonianze che ogni giorno vediamo sulle nostre bacheche, foto e video di come passare in casa questa quarantena, ma si trovano anche poesie, racconti di quotidianità, tanti sono coloro che condividono anche ricordi.
Così Veronica, vuole ricordare i tempi della sua infanzia, sempre dentro qualche ospedale per sconfiggere un male più grande di lei: “Ricordo tanti bambini, ci ricordo giocare, correre per i corridoi con le infermiere che provavano a sgridarci ma poi, con un sorriso, ci regalavano i guanti bianchi o blu gonfiati a palloncino con disegnato sopra un faccino che sorrideva. E si… perché restare chiusi in un ospedale dove non puoi uscire e non puoi scendere dal letto non è così bello come quando ci chiedono di restare 15 giorni dentro casa per mandare via un virus che sta facendo molti morti e altrettanti contagi. (…) 15 giorni come quelli che ci chiedono oggi, tutti noi bambini, li avremmo di certo preferiti ai tanti camici bianchi e verdi che vedevamo sempre.” E conclude chiedendosi “Perché non siete in grado di restare dentro casa con tutti i comfort? Perché non riusciate a rispettare delle semplici regole che servono alla nostra sopravvivenza e a quella dei vostri e dei nostri cari? Cosa vi spinge a fare sempre il contrario di quello che ci chiedono?”
Ma non è solo Veronica a condividere le sue esperienze, le sue motivazioni per restare a casa, c’è chi dà alla luce le sue inquietudini e non si vergogna a farlo, come Martina che in questi giorni ha scritto della sua grande paura: “Ho paura? Sì, ho paura. Un’estrema paura. Perché stiamo combattendo contro un nemico invisibile, sconosciuto, imprevedibile. Perché non possiamo misurare le nostre vittorie e non sappiamo quanto i nostri sacrifici, le nostre rinunce, riescano effettivamente a salvarci. Ma la paura più grande è dovuta all’impossibilità di abbracciare mio padre, guardare negli occhi mia nonna, accarezzare mia madre, ridere davanti a un bicchiere di vino con i miei amici”. Ma il suo discorso continua con un po’ di speranza, che di questi tempi non fa certo male: “Ma mai come ora, paradossalmente, ho percepito tanta vicinanza tra le persone. Mai come ora ho assistito a gesti tanto estremi di solidarietà, di gentilezza, di generosità. Mai come ora sento la stretta e il calore di una comunità che si andava disgregando, isolando sempre di più. E forse questa guerra è uno straordinario momento di catarsi. E forse rifioriremo insieme, più forti, più uniti. E scenderemo in strada ad abbracciarci, perdonando il nostro vicino per aver tenuto la musica troppo alta”.
Non solo quello di Martina è un messaggio di speranza, un’altra Veronica condivide con noi quella stessa aspettativa, un messaggio il suo di estrema positività: “Quando tutto questo sarà finito, torneremo di nuovo ad abbracciarci, a sorridere, ad apprezzare le piccole cose. Ci emozioneremo nel vedere il mare, a correre a piedi nudi sull’erba, a sentire il profumo dei fiori e della primavera. Festeggeremo abbracciando i nostri nonni, ringraziando di avercela fatta e amando la vita a pieno. Ci accorgeremo di quanto è bello il cielo, di quanto ci era mancato viaggiare e di quanto il mondo è un posto unico e meraviglioso. E forse, grazie a questo maledetto Coronavirus, riprenderemo coscienza di quanto è prezioso ciò che ci circonda“.
Tutte loro hanno contribuito a farci capire che stare a casa non è sicuramente la fine del mondo e che tornerà, prima o poi, tutto come prima, torneremo a ridere, a scherzare, a volerci bene ancora più forte. Come loro a crederci sono anche i tanti bambini che in questi giorni hanno disegnato e appeso il loro arcobaleno dalla finestra con scritto “Andrà tutto bene”. Questo sarà possibile solo se tutti insieme ci rispetteremo l’un l’altro facendo solo una cosa: Restando a Casa.
Foto: RietiLife ©