“Mentre il Comando dei Vigili del Fuoco di Rieti si è distinto fin dal primo momento dell’emergenza per aver fornito in numero appropriato al personale ogni tipo di dotazione di protezione individuale e adottato tempestivamente tutte le misure per il momento utili per evitare il contagio tra i lavoratori, nel resto del Lazio e del Paese la situazione è a dir poco allarmante”: lo scrive Massimo Vespia, segretario Regionale Generale Fns Cisl Lazio.
“Come denunciato da Pompeo Mannone della Federazione Nazionale della Sicurezza della CISL, in un documento emanato dal Ministero degli Interni, i vertici del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco annunciavano nei giorni scorsi l’arrivo di nuove ‘disposizioni per la gestione del rischio operativo connesso all’emergenza Covid-19’per ‘ridurre il rischio per gli operatori nelle attività di soccorso connesse all’emergenza’. Per molti Vigili del Fuoco è in realtà problematico poter rispettare le indicazioni. A chi presta servizio, in molti Comandi del territorio nazionale, ad esclusione di Rieti che, a dire il vero, in questa emergenza si sta distinguendo per le effettive capacità di gestione e, di qualche altra sparuta realtà, non sono state ancora fornite sufficienti dotazioni di protezione individuale agli operatori” dice Vespia.
“Le mascherine che ci hanno messo a disposizione sono un numero minimo e l’indicazione è stata di utilizzarle solo in caso di estrema necessità – ha denunciato Pompeo Mannone, responsabile nazionale della FNS CISL – purtroppo per , quando noi interveniamo non sappiamo mai la situazione alla quale andiamo incontro. É impossibile valutare prima se armarsi di protezione o meno”.
“Tutto ciò – scrive Vespia – è stato imposto al personale non riflettendo che all’interno dei mezzi di soccorso non si possono tenere distanze di un metro l’uno dall’altro e quindi questo basterebbe a rendere tassativa la mascherina protettiva in ogni operazione. Così vale anche per gli altri dispositivi, come guanti in lattice o in nitrile e gel disinfettanti a base di alcol. Pare che manchino le risorse e il rischio di contagio per i Vigili del Fuoco e questo è un fattore da non sottovalutare. La singolarità della situazione la si coglie ancora una volta nelle carte, nelle quali, dal Dipartimento arriva anche la soluzione a tali carenze, ovvero che ‘laddove non sia possibile rispettare la distanza interpersonale di 1 metro (…) andranno utilizzate le mascherine chirurgiche ovvero, in alternativa, il sottocasco antifiamma in dotazione a protezione di naso e bocca nonché l’elmo con visiera trasparente abbassata’. Insomma, secondo il Ministero degli Interni, per ovviare la mancanza di mascherine protettive i Vigili del Fuoco dovranno utilizzare il sottocasco e posizionarlo in modo da coprire parte del viso: la stessa protezione che normalmente gli operatori VVF impiegano in qualsiasi tipo di intervento per proteggersi dal fuoco e dal calore”.
“Anche nel caso venisse provato che il Covid19 non riesca a passare da quei tessuti per garantire la nostra sicurezza, dovremmo averne in dotazione un numero molto alto, in modo da riuscire a cambiarli dopo ogni intervento, il che è del tutto impossibile – ha dichiarato Mannone che in una nota sindacale inoltrata all’Amministrazione, ha fatto presente che tale indicazione – potrebbe essere fuorviante e pericolosa per la salute del personale in servizio”, esigendo, immediatamente, che venga rettificato il passaggio nelle linee guida.
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