Riceviamo e pubblichiamo la lettera (firmata in Redazione) ricevuta da una lettrice che lamenta la situazione della ditta delle pulizie per l’alberghiero di Amatrice.
“Sono una dipendente della ditta Pentagono Service di Foggia che è alle dipendenze dell’istituzione formativa di Rieti, dove si occupa di servizi e pulizia della scuola alberghiera di Amatrice trasferitasi a Rieti o meglio (delocalizzata a Rieti dopo il terremoto del 24/08/2016). In quell’occasione il Sindaco allora in carica Sergio Pirozzi fece in modo di garantire per noi lo stesso trattamento lavorativo che avevamo prima del terremoto, impegno che con molta enfasi assunse anche Zingaretti. Premetto che eravamo una squadra di 10 lavoratori, diventati 9 dopo il decesso di una cara e stimata collega. Abbiamo viaggiato con i nostri mezzi e a nostre spese per quasi due anni, senza ottenere un’ora di retribuzione extra per il viaggio, anzi due (una per l’andata ed una per il ritorno). Dopo varie lotte sindacali abbiamo ottenuto una macchina di servizio. Intanto diventiamo sei dipendenti, gli altri vanno in pensione o non vengono rimpiazzati, ma si pretende un lavoro eccellente. Due anni dei corsi scolastici vengono riportati ad Amatrice senza non poche lotte… domanda, perché non riportare ad Amatrice i primi due anni, quelli delle iscrizioni? Non c’è posto? Non è così, le soluzioni ci sono!
Tornando a noi ditta delle pulizie, il minimo per venirci incontro, dopo 4 anni di sacrificio per meno di 800€ al mese, sarebbe stato riassumere la totalità dei dipendenti visto che il budget dell’appalto è rimasto lo stesso e far tornare i residenti di Amatrice a lavorare a casa propria. Tutto questo per avere un quadro chiaro della situazione. Il più grande che abbiamo oggi è che la nuova ditta, la Pentagono Service, non ci paga, rispondendoci che non ha soldi. A questo punto mi chiedo: che garanzie sono state chieste a questa ditta? Chi deve aiutarci? Qual’è il dovere di una Provincia nei confronti delle proprie periferie? L’alberghiero deve tornare ad Amatrice, le soluzioni si troverebbero, non possiamo aspettare la costruzione della nuova struttura perché ne va della nostra dignità e del nostro senso di appartenenza. Perché mentre per alcuni è cavalcare l’onda per noi significa esasperazione, vogliamo rispetto per noi e per ciò che con fatica abbiamo costruito.
Grazie”
RietiLife resta a disposizione per eventuali repliche
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