Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife “Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]
(di Martina Grillotti) Varco Sabino, un paese di tradizioni tramandate di generazione in generazione, nella meravigliosa cornice del Lago del Salto, un comune in cui godersi appieno le passeggiate tra la natura e il divertimento estivo, ma in cui non mancano tante opere architettoniche da visitare.
DOVE SI TROVA? – Varco Sabino si trova a 31km da Rieti e conta 263 abitanti, il territorio del comune si trova a 742 metri s.l.m. e si estende per una superficie di 24,6 km quadrati. Il comune è circondato da splendidi panorami e da vegetazione, infatti si trova tra la sponda destra del Lago del Salto e la catena del massiccio del Navegna, e fa parte infatti del parco dei Monti Cervia e Navegna. A presentarci il comune è il Sindaco Gabriele Maglioni: “Benvenuti a Varco Sabino, un Comune immerso nel verde incontaminato dei suoi paesaggi e racchiuso fra le sponde ovest del Lago del Salto ed il Monte Navegna. Proprio il ricco contesto naturale del territorio ha fatto sì che a Varco Sabino abbia sede la Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia, all’interno del cui territorio, sul Monte Navegna sorge il vecchio borgo abbandonato di Mirandella. Da non perdere nel Capoluogo una visita alla Grotta di S.Michele Arcangelo, patrono del paese, sita su una falesia a strapiombo sopra il centro abitato e raggiungibile tramite un ripido sentiero ricavato nella roccia. Il Lago del Salto posto a valle dei centri abitati, costruito artificialmente negli anni 30 per la produzione idroelettrica, dopo aver stravolto al tempo il paesaggio e l’economia del territorio, costituisce oggi la principale attrazione turistica e sportiva, con la presenza del Club Nautico Varco Sabino, conosciuto e apprezzato dagli sportivi di Wakeboard e Wakesurf di tutto il mondo. Vale la pena inoltre soffermarsi ad apprezzare le prelibatezze culinarie dei locali Agriturismi “La Tenuta del Varco” e “La Ferrera”. Nel periodo estivo tutti gli splenditi borghi del territorio comunale, che comprende anche le frazioni di Rigatti, Poggio Vittiano e Rocca Vittiana, sono animati da un prolifico e continuo susseguirsi di eventi organizzati dalla Proloco e dai vari comitati cittadini che offrono un’interessante possibilità di svago e divertimento in un contesto ottimo per rigenerare il corpo e la mente.”
QUANDO NASCE? – Il paese ha una storia abbastanza recente, infatti il paese fu costruito nel XV secolo dagli abitanti di un paese che sorgeva nelle vicinanze e che era stato distrutto da un potente terremoto, Mirandella. Le notizie riguardanti la storia di questo piccolo paese sono assai scarse, e la sua importanza deriva soprattutto dal valico posto a poca distanza, valico da cui prende il nome: l’etimologia del toponimo sembra infatti far riferimento alla collocazione geografica del paese, al valico che collegava la Sabina con l’Abruzzo. Ma l’attuale comune di Varco Sabino non raggiunse mai lo stato di castrum poiché non venne protetto da fortificazioni. Si trattava di un paese che era composto per lo più di case sparse radunate nei pressi della Chiesa di S. Angelo, all’inizio del XVI secolo la villa di Varco contava una trentina di focolari. Nel 1817, quando la riorganizzazione dello Stato della Chiesa fu completata, Varco contava 362 abitanti e gli fu assegnato Castelvecchio, il tutto inserito nel governatorato di Rocca Sinibalda. Una quarantina di anni dopo il numero di abitanti crebbe superando le 400 persone, che formavano nell’insieme 86 famiglie: preminenti erano i Caprioli, i Battisti e i Manelli. La chiesa parrocchiale, priva d’organo, era dedicata a s. Girolamo. L’attività principale degli abitanti del paese era certamente la lavorazione del legno, trovandosi in una zona montana, e per esercitare la professione era presenti 14 bottai, inoltre vi era anche un sarto, uno scalpellino, una bottega di ferri lavorati ed una piccola spezieria. La piccola piazza del villaggio serviva per la trita del grano.
COSA VEDERE? – La chiesa di San Girolamo, di cui si parlava, è giunta fino a noi ed è sicuramente uno dei punti di interesse imperdibili del territorio comunale, al suo interno la chiesa custodisce un bassorilievo di una croce processionale del XV secolo, di grande importanza. Molto interessante è poi il ponte romano, perfettamente conservato, attraversarlo è particolarmente suggestivo, infatti questo testimonia l’importanza della zona come principale via d’accesso all’Abbruzzo. A sovrastare il paese vi è una falesia di roccia, particolarmente amata da quei visitatori praticanti di arrampicata sportiva, è per loro che è stato predisposto anche un percorso chiodato. Nelle viscere della falesia si nasconde inoltre la Grotta di San Michele Arcangelo, si tratta di un piccolo tempio cristiano che riprende nel suo piccolo la grotta dedicata allo stesso che si trova nel Gargano. Dagli abitanti del paese è molto sentito il culto di San Michele Arcangelo che giunse in queste terre probabilmente al seguito dei pastori pugliesi in transumanza verso le fertili pianure reatine e abruzzesi. Imperdibile è il Castello di Rigatti, che risale a ben prima della formazione del paese, la sua costruzione è del 1100 ed è passato nei secoli da una famiglia feudale all’altra, il castello è di forma trapezoidale e appartenne per primi ai Mareri che lo portarono ad essere una delle roccaforti principali di difesa del regno di Napoli nei confronti dello Stato Pontificio. L’ingresso del castello è ancora oggi sormontato dallo stemma dei Mareri. Nei pressi del paese vi sono anche altri antichi e suggestivi castellari: Poggio Vittiano e la Rocca Vittiana, il primo, la cui origine è avvolta nella nebbia, ha un borgo che è stato recentemente oggetto di un efficace intervento di riqualificazione che ha avuto il merito di ricomporre alcune sovrapposizioni stilistiche comparse in passato nel centro incastellato. Le tre chiese presenti nel centro, S.Anastasio, S.Liberatore e S.Maria Assunta, sono tutte di origine medioevale. Dall’esterno del paese, nei pressi di una piccola chiesa rurale che poggia su uno sperone di roccia tufacea, è possibile godere di un suggestivo panorama di questo versante. Per quel che riguarda invece la Rocca Vittiana, questa è raggiungibile solo a piedi, il centro è situato su uno sperone roccioso e si snoda tra viuzze caratteristiche che dominano la parte finale del Lago del Salto verso la diga, interessante all’interno del borgo è il Palazzo Salvati che conferisce autorevolezza e fascino all’intero paese, dal belvedere sottostante è possibile ammirare un suggestivo panorama sul lago.
Infine, per chi è appassionato di passeggiate e di trekking, ovviamente le bellezze naturalistiche delle montagne che circondano il luogo, permettono di godersi meravigliose escursioni a contatto con la natura incontaminata.
QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Varco Sabino è un paese in cui le feste caratteristiche ci tengono a tramandare la tradizione del luogo, è per questo che la più conosciuta delle sue manifestazioni, e anche la più antica è la Sagra della bracioletta di pecora, che quest’anno giungerà alla sua XXXVIII edizione, una tradizione che rimanda proprio alla transumanza dei pastori in questo periodo dell’anno, infatti la festa si svolge la seconda metà di agosto. Nello stesso periodo si tiene anche la festa di Santa Maria Maddalena, una festa dedicata soprattutto ai bambini, infatti vi sono eventi e spettacoli per i più piccoli, fino a completare la giornata con la tipica degustazione della pizza fritta. Altrettanto sentita è la festa di S. Michele Arcangelo che si tiene i primi di maggio e che si accompagna al ballo della Pantasima: una tipica rappresentazione popolare che si tiene nell’ambito delle feste patronali della Valle del Cicolano e del Velino. Il nome deriverebbe da una corruzione popolare del sostantivo latino phantasma ovvero che si mostra. Si tratta di un grosso fantoccio al cui esterno sono applicati numerosi giochi pirotecnici. Le sembianze del fantoccio sono sempre femminili, con grossi seni dai quali si liberano strisce di fuoco. Durante la festa viene portato al centro del paese e al suono della banda viene fatto danzare da un uomo posto al suo interno. Essa deve dapprima sorprendere, spaventare, incutere timore, ma poi deve anche divertire.