Riceviamo e pubblichiamo una nota di Agricoltori Riuniti che si inserisce nel dibattito sul rinnovo degli organi dei Consorzi di Bonifica.
Ci eravamo riproposti il silenzio sulla questione del rinnovo del Consiglio del nuovo Consorzio di bonifica ma la talentuosa “rete di impresa” costituita dalla Commissaria, dall’ANBI e dalla Coldiretti continua a sfornare tali e tante perle che ci rendono impossibile il non intervenire nuovamente sulla questione.
Dopo aver nell’ordine: Dato vita ad un regolamento elettorale quantomeno “fantasioso”; Non aver mai risposto a ripetute richieste da parte degli interessati su come interpretare i misteriosi criteri di rappresentanza territoriale; Applicato in maniera disforme i succitati criteri, validando liste con difetti evidenti ed escludendone altre con difetti più opinabili che lievi; Richiesto ed ottenuto un parere interpretativo a giustificazione della predetta esclusione quattro giorni dopo la presentazione delle liste; Aver proseguito con ostinazione a percorrere la strada verso la data elettorale del 9 febbraio nonostante tutto consigliasse una fase di chiarimento.
Dopo tutto questo, continuiamo a ricevere dalle organizzazioni professionali (COPAGRI, CIA, CONFAGRICOLTURA) lamentele da parte dei soci degli ex consorzi di bonifica della provincia di Rieti e Viterbo in relazione alle elezioni dei membri del Consiglio di Amministrazione del nuovo Consorzio Etruria meridionale e Sabina.
Motivo delle lamentele è la lettera di convocazione all’Assemblea arrivata ai consorziati con notevole ritardo rispetto al momento delle previste elezioni del 9 febbraio.
Prescindendo dal fatto che le proteste dalla comunità degli agricoltori hanno portato alla sospensione delle elezioni da parte del TAR del Lazio, si può affermare che l’organizzazione commissariale si è dimostrata inefficiente e fonte di inutile dispendio di risorse economiche; potrebbe addirittura alimentare sospetti su una limitata volontà di allargare troppo la partecipazione, ma è più probabile che sia l’incapacità a governare.
Secondo gli scriventi anche l’organizzazione delle elezioni è discutibile ed è opportuno richiamare i punti che la rendono tale: le schede elettorali per le votazioni che è previsto siano utilizzate per esprimere le preferenze, non risultano conformi allo Statuto. Inoltre, occorre sottolineare che gli avvisi di partecipazione agli elettori arrivano solo ora e quindi in ritardo rispetto alle date previste per l’espressione del voto (sospeso dal T.A.R.) ed anche in maniera disforme rispetto ai facsimili delle schede elettorali.
Particolarmente grave è la mancanza sulle schede elettorali dell’indicazione del territorio Consortile per il quale si vota e che può porre l’elettore davanti ad una difficoltà nella scelta dei candidati suoi rappresentanti.
È ovvio che questa vicenda di sicura approssimazione nella gestione della cosa pubblica ha comportato e comporterà un elevato disagio sia per i dipendenti dei Consorzi di Bonifica che per i consorziati e un aggravio nella spesa relativa alla gestione di ciò che questi fatti comportano.
Ma la vera e propria chicca è arrivata con delibera n. 14 del 10 febbraio 2020 del Commissario Selmi con la quale si stanziano i fondi e si da mandato e ad un noto studio di avvocati per la difesa dello stesso consorzio nelle questioni relative al ricorso presso il TAR del Lazio promosso dalla lista Agricoltori Riuniti.
Inutile rimarcare che saggezza avrebbe voluto fermare tutto e ridiscutere la questione prima del giudizio del TAR, con notevoli risparmi di denaro e soprattutto con il fine di rimettere insieme un mondo sfibrato da errori, forzature e soprusi; la sorpresa e l’indignazione però vengono dal verificare che tale mandato non riguarda lo studio che abitualmente viene incaricato, ma uno che, dopo una veloce ricerca su internet, risulta essere uno di quelli di fiducia della Coldiretti.
Studio di sicuro valore quindi, ma è assolutamente incredibile e fuori luogo che una questione che vede contrapposte le rappresentanze degli agricoltori consorziati, venga affidata con i denari versati da tutti a professionisti in qualche modo legati ad una parte.
Ora, prescindendo dal diritto del Commissario di fare le sue scelte, riteniamo per l’ennesima volta che questa figura abbia dato troppe volte evidenza di non essere arbitro, di non essere equidistante, di non essere efficiente, di non essere capace. Lo si è denunciato in piazza e presto lo si rifarà presto.
Di danni ne sono stati fatti troppi; se non ne prende atto il Commissario stesso, ne prenda atto chi quel commissariamento ha deciso, perché la responsabilità ultima è in capo a chi ha l’onore e l’onere della decisione ultima.
Una cosa è certa però e cioè che prima o poi speriamo sia consentito arrivare ad un sano confronto elettorale; siamo certi che in quella sede gli agricoltori avranno fatto tesoro di tutto quanto successo e smantelleranno con il loro voto quella “rete di impresa”, facendo giustizia.
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