All’Istituto di Istruzione Superiore Celestino Rosatelli è stato presentato il libro “The Robots are here” alla presenza di una delle due autrici Riccarda Matteucci, che ha scritto il libro con la collega della Buckingham University, Rosemary Sage.
“Sono reatina ho cominciato a studiare a Rieti, poi mi sono poi mossa e attraverso un giro lunghissimo sono tornata. Voi siete stati l’anello di congiunzione che mi ha permesso di tornare al punto di partenza” spiega l’autrice, che ha dedicato un capitolo del libro proprio all’Istituto reatino, di cui ha potuto apprezzare le esperienze metodologiche, sapientemente coordinate dai docenti Gabriella Gallo e Sergio Pantaloni e apprezzate anche oltre la Manica.
Calorosa l’accoglienza degli studenti, ai quali la Matteucci ha raccontato i primi approcci con l’inglese, lingua, che le ha aperto un mondo.
“Ero una fan dei Beatles – ha ricordato – per capire i loro testi ho imparato l’inglese. Sono stata anche in Inghilterra a studiarlo, era il 1967, una Londra ricca di idee e di entusiasmi giovanili, totalmente diversa da Rieti. Non ero mai uscita da casa, quella fu la mia prima vacanza all’estero. Ho capito che bisogna andare sempre avanti, con passione e buona volontà”.
La stessa passione per la musica l’ha condotta, nel 2017, a Pisa, per assistere al concerto di Andrea Bocelli diretto da un robot. Era il Festival internazionale della robotica e la Matteucci conobbe un nuovo mondo, in cui, a partire dalla scuola materna, si lavorava con “questi giocattolini robotici”.
Ha cominciato ad interessarsi di robotica e di ciò che si può fare, tramite la robotica, per combattere il bullismo. Poi l’incontro con la professoressa Rosemary Sage e l’idea di scrivere il libro “The Robots are here”.
“Sembrano due mondi lontanissimi, ma l’applicazione della robotica alla classe è fondamentale – spiega lei – Dobbiamo imparare a convivere con queste macchine create da noi, che siamo però molto più intelligenti. Dobbiamo dominarle e non farci dominare”.
L’autrice, che ha insegnato in Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e anche in Africa, ha raccontato i diversi metodi di insegnamento nei confronti di ragazzi con culture così differenti.
Ai ragazzi è stato poi mostrato il video di una sua intervista ad un robot. “Ero a Pisa e mi sono avvicinata a lui per puro caso – ricorda l’autrice – Mentre il robot rispondeva a tutte le mie domande a tamburo battente, io ero quasi impreparata davanti a tutte queste possibilità. Era la prima volta che vedevo un robot parlante e sono rimasta esterrefatta. L’ho intervistato in seguito altre due volte e lui si ricordava di me, della mia provenienza e delle mie passioni. Mi sono resa conto che c’era un mondo incredibile e che dovevo fare qualcosa per capirlo meglio. Credo che in futuro la robotica sarà molto presente nelle scuole, ma è necessario evitare di farne un uso sbagliato. La tecnologia ci deve aiutare a fare meglio. L’uomo ha sempre molte più capacità del robot, che come ausilio può essere utilizzato nelle scuole in caso ad esempio di problemi di apprendimento. Ma non potrà mai sostituire l’insegnante”.
Foto: Rosatelli ©