È nato a Rieti con il flash mob che si è svolto nel centro storico del capoluogo il collettivo femminista e transfemminista “Eres tú”. “Da tempo desiderato, che anche grazie alla performance delle compagne cilene diventata virale in tutto il mondo, ha preso vita spingendoci a dare un pugno in faccia a questa città indifferente e silente. Una città dove solo nell’ultimo anno, si contano quasi 300 denunce di violenza e chissà quante non censite o taciute per paura” dicono da Eres Tu.
“Eres tú, nel testo tratto da quello ideato dal collettivo cileno de Las Tesis, è riferito al patriarcato maschile, allo stato, alla chiesa, ai giudici e alle guardie. Rappresenta un’accusa, un’ammonizione a riconoscere la gravità dell’azione del ‘violador’ e, senza trovare inutili scuse, attribuire tutte le responsabilità dovute, senza se e senza ma.
“Eres tú”, sei tu, significa anche tu che hai il diritto di lottare contro chi abusa di te, del tuo corpo e della tua mente; tu che combatti quotidianamente contro un mercato del lavoro che espone tutt* noi ad un maggiore rischio di esclusione, ghettizzazione e vulnerabilità – aggiungono da Eres Tu – L’ambivalenza del nome vuole sfacciatamente strappare la benda dell’indifferenza, del luogo comune che esiste e si insinua nella nostra società. È proprio da questo forte desiderio di combattere che, dal basso, è nata l’idea di unirci, di trovarci e, autonomamente, portare nella nostra città il grido forte e chiaro di chi non accetta più un sistema sociale che discrimina e odia”.
“Come collettivo neonato sentiamo l’esigenza di mantenere una linea politica autonoma, apartitica, lontana dalle dinamiche di palazzo e vicina alle persone che vivono sulla loro pelle l’ingiustizia della società maschilista eteronormativa – aggiungono da Eres Tu – Ci dissociamo fin d’ora da ogni tentativo di strumentalizzazione dei contenuti per cui lottiamo, dell’azione fatta e di quelle che faremo e che porteremo in piazza. Aperte ad ogni collaborazione, rimanendo coerenti con la natura del collettivo e con le idee che portiamo avanti e in cui crediamo.
Infine, ci teniamo a porre l’attenzione sul testo urlato in apertura del flash mob, per sottolineare la nostra indignazione riguardo una gravissima mancanza da parte delle istituzioni: i dati da noi riportati riguardo i femminicidi e la violenza di genere, provengono da stime fatte principalmente dai Centri Antiviolenza, ma la realtà è ben più complessa; le statistiche, senza la condivisione di un sistema di raccolta dati articolato, non riescono a cogliere la globalitá del fenomeno e perciò a fornire una esatta rappresentazione della realtà. Le fonti di tipo amministrativo, in ambito sanitario, giuridico e sociale, sono troppo spesso inadeguate: alle volte non distinguono l’autore della violenza, elemento essenziale per definirne la natura della violenza di genere, né tanto meno rilevano le caratteristiche di chi maltratta e della vittima. Auspichiamo di poter far luce su questioni fin troppo ignorate e messe in ombra nel contesto della nostra città. Non vogliamo essere soltanto il grido di chi non ha voce, ma pretendiamo che quella voce, sia la voce di ogni ingiustizia da noi riconosciuta. Noi siamo grido, noi siamo rivolta!”.
Foto: RietiLife ©