Dal Vesuvio, al Terminillo, dal mare alla montagna, dai babà, all’amatriciana: dal Napoli al Real Rieti. Le 50 sfumature di futsal di Pietro Foderini, nelle vesti di direttore generale del club amarantoceleste, sono tutte da raccontare, perché in 50 giorni esatti, il dirigente partenopeo ha visto capovolgersi la sua vita quotidiana, proiettato però in una dimensione potenzialmente vincente. Non che prima non lo fosse, ma raccogliendo i proclami estivi della proprietà, non ha esitato un istante a sposare il progetto della famiglia Pietropaoli. “Sono arrivato, a mio avviso, nella società più organizzata di tutta la serie A – esordisce Foderini -. Dalla passione del patron alla dedizione e la cura con cui Angelo il custode e le sue figlie tengono sempre in ordine il PalaMalfatti, non manca nulla. Qui ci sono tutti i presupposti per fare bene e soprattutto per vincere, perché la competenza delle varie figure scelte da Pietropaoli si tocca con mano”.
Rispetto alle ultime esperienze professionali vissute, di fatto, a due passi da casa, cosa ha trovato a Rieti che prima mancava?
“Beh, senza ombra di dubbio la solidità societaria, la consapevolezza di avere sempre le spalle coperte, in ogni senso. E questo, credetemi, se da una parte rappresenta una tranquillità, dall’altra è quel pungolo, quella spinta emotiva in più che ti consente di stare sempre a mille perché senti la presenza costante di tutti. Oltre all’onere di dover dimostrare di valere e non deludere chi ti ha scelto”.
Ormai sono 50 giorni che vive la realtà reatina e al di là del futsal, ha avuto modo di buttare un occhio anche alle altre realtà sportive della città?
“Assolutamente sì – racconta dal suo ufficio al primo piano del PalaMalfatti – peraltro da quì ho una visuale pazzesca: di fronte lo stadio del calcio, dove in questo momento purtroppo le cose non sembrano andare come dovrebbero, alle mie spalle il PalaSojourner dove invece ho avuto già modo di apprezzare sia il calore e la passione di una tifoseria che segue le vicende del basket che la professionalità di Alessandro Rossi napoletano come me che sta dimostrando di essere un grande professionista”.
Il suo rapporto con Roberto Pietropaoli? Ce lo racconta un po’ meglio visto che lo vive, di fatto, nella quotidianità?
“Roberto è un esplosione di idee, un professionista che sta sempre avanti, col quale puoi confrontarti, puoi scontrarti, puoi parlarci di qualsiasi cosa, ma è sempre lì pronto a farti capire che in ogni ambito lui è presente e le scelte finali spettano comunque a lui, non prima però di averle condivise con il suo interlocutore. Lui dice sempre di avere due figlie: una è Giulia, l’altra è la sua creatura, il Real Rieti. Basta questo per capire tante cose”.
Consiglierebbe il Real Rieti ad un suo amico?”Assolutamente sì, anzi ti dirò: personalmente, se un giorno dovessi avere l’opportunità, a Roberto firmerei un contratto in bianco dicendogli semplicemente di scriverci la somma senza doverla pattuire: è una piazza che esploderà da un momento all’altro e regalerà tante soddisfazioni ai tifosi del futsal e agli appassionati dello sport in genere”.
Usciamo per un attimo dall’ambito-futsal: indichi tre cose che differenziano Rieti da Napoli…
“Intanto il traffico, perché qui nonostante la polemica che ho sentito nei giorni scorsi sul passaggio a livello di viale Maraini, per arrivare da un capo all’altro della città ci vogliono 5?. A Napoli invece, quando ti immetti sulle rampe di corso Malta, ti fai il segno della croce e speri di non passarci più di trequarti d’ora. Poi il mare, la cosa che in questo momento insieme alla mia famiglia mi manca di più: qui c’è la montagna e l’aria buona, lì la salsedine e il rumore delle onde. Rieti è una città a grandezza d’uomo, probabilmente l’ideale per far crescere i figli: io ho una bambina di 7 anni e credo che qui si troverebbe “bene assai” come ci piace dire a noi. È una città con una grande storia culturale ed anche religiosa,mi auguro che possa ancora di più valorizzare queste sue peculiarità per “trattenere” i giovani reatini non facendoli allontanare dalla propria terra”.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©