(dal Corriere di Rieti) L’emergenza post terremoto continua. Ed ogni tanto, sciame sismico a parte, riaffiora in tutta la sua cruda realtà. A distanza di più di tre anni dalla tragedia che ha sconvolto Amatrice e Accumoli, nel solo capoluogo sono ancora 350 gli edifici dichiarati inagibili. Una lista destinata ad allungarsi.
L’ultimo caso riguarda l’ordinanza di sgombero emessa dal sindaco Cicchetti relativamente alla chiesa di Santa Scolastica-Auditorium Varrone che ospita convegni e iniziative di vario genere. Insomma un punto di riferimento per le attività sociali e culturali cittadine. I controlli effettuati ad aprile da parte dei tecnici dell’Ufficio di ricostruzione hanno infatti accertato danni di tipo A (non gravi) all’abside della chiesa. Quanto basta, però, per giustificare la chiusura “temporanea a titolo precauzionale“.
Solo un mese prima era toccato alla chiesa di San Francesco chiudere i battenti in quanto un sopralluogo questa volta dei vigili del fuoco aveva evidenziato “un movimento strutturale che interessava il tetto e aveva bisogno di essere verificato con maggiore attenzione”. Insomma Rieti, pur non avendo subito crolli è da considerare una città terremotata a tutti gli effetti. Infatti, sono quasi 350 gli edifici dichiarati inagibili e che avrebbero necessità di interventi di ristrutturazione per la messa in sicurezza. Invece le domande arrivate sono ferme a quota 100.
“Vale la pena ricordare che la nostra città è parte integrante del cratere sismico, quindi la ricostruzione è completamente a carico dello Stato – ha più volte ripetuto il sindaco Antonio Cicchetti -. Per questo motivo rivolgo un appello ai proprietari degli edifici ad affrettarsi. Ci sono tutti gli strumenti per poter presentare le domande e per permettere quanto prima a tutti di rientrare nelle proprie abitazioni evitando così che il Comune continui a pagare i Cas. Il dato che riguarda Rieti è comunque in linea a quello dell’intero cratere, parliamo di quasi il 25% che è la media. Per quanto riguarda la ricostruzione privata mi aspetto in questi mesi un aumento delle domande presentate. Ci sono tutte le le condizioni per fare in modo che le domande vengano presentate senza particolari intoppi legati alla burocrazia”.
Anche il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Rieti, Vitaliano Pascasi, aveva sottolineato al nostro giornale che “uno dei motivi per cui la ricostruzione non è ancora partita a pieno regime, oltre l’evidente difficoltà di alcuni uffici nell’attuazione delle procedure previste dalla norma in tempi congrui e con risultati utili, è sostanzialmente dovuta alla scarsa sensibilizzazione dei cittadini quali soggetti attivi e destinatari del contributo per la ricostruzione”. Resta il fatto che il tempo passa e questo non aiuta in quanto gli edifici dichiarati inagibili rischiano un ulteriore ammaloramento e quindi un indebolimento di quelle strutture già danneggiate dal sisma. Questo il motivo per cui ogni tanto si scoprono nuove lesioni. Il monitoraggio deve essere costante. Lo sanno bene alla Curia di Rieti che ha già provveduto da sola a mettere in sicurezza 75 edifìci di culto sul territorio ed altri cantieri stanno per partire. Ma le scosse che si susseguono con regolarità ci ricordano che solo questo non basta. Bisogna accelerare.
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