(di Christian Diociaiuti) Capitano Ultimo a Contigliano ospite dell’amministrazione comunale al centro Pastorale incontra gli studenti di ogni età, gli amministratori e le autorità. “Ai ragazzi dirò che gli eroi esistono, non si può negare. Sono babbo e mamma” dice uno dei simboli della lotta alla mafia.
La scorta – la cui revoca è stata recentemente bocciata da una sentenza -al suo fianco, una penna donata da un capo indiano, il rosario “che rappresenta la povertà”: Ultimo da Contigliano non le manda a dire ai vertici dell’Arma – e non è una novità – e si schiera con Liliana Segre, senatrice a vita costretta ad avere una scorta per le minacce antisemite: “Io sto con la Segre, voglio bene a lei e a ciò che rappresenta. Voglio bene a tutti i bambini bruciati nei campi di sterminio, nell’indifferenza dei popoli”.
E prima che i bambini lo accolgano con l’inno italiano, sulla recente sentenza sulla scorta dice: “Non è vittoria. È una guerra tra di noi, dimostra quanto siamo ridicoli. La mafia ride di noi. Ci vuole più maturità, serve capire che la sicurezza è un bene dei cittadini e non afferma i singoli”. E qua partono le stoccate al Comandante Generale: “Negli ultimi anni la questione della scorta è diventata un problema reale in quanto essendo stato assegnato ai Carabinieri Forestali non ho più uomini a proteggermi. Il Prefetto Pazzanese, il Comandante Generale, negano il pericolo concreto e attuale di Cosa Nostra. Contemporaneamente la Dia dice che Cosa Nostra mantiene un’alta pericolosità offensiva”.
Ai ragazzi Capitano Ultimo parla di lotta alla mafia, dell’arresto di Totò Riina e del rapporto con i suoi uomini “gente proveniente da famiglie povere, come me. Ci siamo incontrati nella battaglia, affrontando le cose con coraggio, con fratellanza. Usando l’arma più grande che avevamo nel nostro cuore, il mutuo soccorso praticato tra di noi” afferma.
Ultimo ricorda che “Bagarella aveva offerto un miliardo per uccidermi a Carabineri che davano notizie. E Provenzano ha spiegato che aveva più progetti per uccidermi. Diventa simbolico ammazzarmi per ciò che io rappresento. E che io debba spiegarlo è incredibile. Al comandante vogliamo bene, ci dispiace che accetti tutto questo”.
Ultimo – accolto sul palco dal sindaco Paolo Lancia, dal vice Alessia Iachetti, dal parroco Don Ercole La Pietra, dal vicepresidente della Fondazione Varrone Roberto Lorenzetti, dal consigliere provinciale Claudia Chiarinelli e da centinaia tra studenti, docenti e cittadini, ma anche rappresentanti delle associazioni – parla ancora dei suoi compagni di battaglia: “Ho amarezza, non per me, ma per quei Carabinieri che hanno lavorato con me sono stati demansionati”.
Al Capitano De Caprio anche una domanda di politica. Cosa pensa di Matteo Salvini? “Tutti hanno diritto e dovere fare politica in base alle proprie idee. Non sta a me giudicare i politici. Non mi intrometto, lascio che si possano esprimere senza che nel dibattito entri violenza”.
“Mi chiedete se le mafie sono cambiate? Io credo si debba chiedere spiegazione sul come mai non le hanno spazzate via. Da chiedere a chi aveva il potere di farlo. E in presenza di risposte non chiare chiedere che si facciano da parte e diano spazio a chi lo sa fare meglio”.
Foto: Francesco PATACCHIOLA ©