In questi ultimi giorni si sono tenuti a Viterbo una serie di incontri e di manifestazioni che hanno avuto per tema il caporalato e lo sfruttamento del lavoro, nelle quali, di fatto, si è operato un collegamento forse un po’ generalizzato tra questo fenomeno e l’agricoltura viterbese. Alcuni casi isolati, che comunque ci sollecitano a tenere desta l’attenzione, non devono far trarre conclusioni affrettate. Confagricoltura Viterbo-Rieti in proposito non si è mai sottratta al confronto con le istituzioni nazionali e territoriali nell’individuazione delle azioni di contrasto al caporalato, a tutela delle imprese che operano nel rispetto della legalità, e che subiscono la concorrenza sleale di chi si pone al di fuori delle regole.
Lo dimostrano, tra le altre cose, i quattro accordi comuni sottoscritti con i sindacati dei lavoratori negli ultimi anni, il protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro del 2016 (cui sono seguiti diversi accordi attuativi locali), e l’adozione, da parte di Confagricoltura, di apposite norme nel suo codice etico che prevedono l’espulsione e la denuncia per i soci che commettono questo tipo di reati.
Il fenomeno dello sfruttamento del lavoro e del caporalato va quindi affrontato in modo risoluto ed efficace. Confagricoltura esaminerà con grande attenzione il piano d’interventi previsto dalla legge 199/16, la cui bozza è stata presentata dalle ministre Catalfo e Bellanova, a quasi tre anni dalla sua emanazione. Legge che fino ad ora è stata applicata solo nella sua parte repressiva e che necessita, come da noi sempre indicato, anche di interventi correttivi su alcune disposizioni che estendono al datore di lavoro punibilità di carattere penale, anche a fronte di violazioni lievi e occasionali e che nulla hanno a che vedere con i caporali. Andrebbe inoltre concentrata l’attenzione su gravi violazioni commesse in aziende agricole completamente o parzialmente sommerse e operanti in contiguità con la criminalità organizzata.
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